Al Signor Ministro per i Beni e le Attività Culturali
On. Dario Franceschini
Via del Collegio Romano 27 – 00186 Roma
Oggetto: La letteratura come sport di massa
Egregio Ministro,
le scrivo questa mia perché credo di poter dare un contributo per rimediare a un problema incancrenito: lo scarso interesse degli italiani per la lettura. Penso di avere trovato una soluzione che potrebbe non solo risollevare le sorti del settore, ma contribuire anche, e in larga misura, alla ripresa economica del nostro Paese in questa fase di profonda crisi globale.
Recentemente ho preso parte a una presentazione con dj-set. La libreria, fornitissima di edizioni straniere e in copie limitate, cd, autoproduzioni, film e reparto dell’usato, è proprio nel cuore della mia città, ed è teatro di molteplici eventi. Meta prediletta dei nuovi volti del panorama artistico cittadino, ospita anche certi hipster approdati da Berlino, Londra e New York, o personaggi ai limiti della leggenda, come Lucio Urtubia, l’anarchico spagnolo che tra gli anni ’60 e ’70 rapinava banche ispirandosi a Robin Hood.
Non c’è da stupirsi che il relatore di quella sera fosse dinoccolato e greve come lo straniero di Camus. La saletta, stipata sui quattro lati da una montagna di fumetti, libri e fanzine, raccoglieva una cinquantina di persone, in una soffusa atmosfera da bouquiniste parisienne. Il libro in questione era una raccolta di racconti e, dopo la lettura di alcuni brani (ascoltati in religioso silenzio), il relatore ha esteso la disamina al racconto moderno, chiamando in causa Amy Hempel. Quel nome, sussurrato in baritonale sulla cipolla del microfono, ha provocato un sussulto unanime nel corpo multiforme della platea: un consenso di teste sincronizzate fra le luci soffuse dei faretti.
Anch’io, subitanea e aggregata, ho provveduto a far su e giù con la testa, accordandomi con l’auditorio. E in quel momento, Egregio Ministro, ho capito che forse almeno la metà dei presenti non aveva mai letto neanche una riga dell’autrice americana e la metà di questa metà non aveva neppure mai letto una raccolta di racconti. Eppure assentivano, ipocriti e partecipi.
Eccola, mi sono detta, la ragione per cui molti autori di short stories finiscono per postare le loro cose in quei siti gratuiti per aspiranti scrittori: i racconti in Italia, per dirla con le parole dei mestieranti del mercato editoriale, “non vanno”. Anzi, son proprio i libri che non vanno, perché la metà della metà delle persone che sono qui con me e si son lette Amy Hempel e compreranno la raccolta dell’autore ignaro ai più, non sono, parlando in termini economici, una fetta rappresentativa della popolazione. In parole povere quattro gatti, quando invece occorrerebbero intere legioni.
Così ho pensato: e se in Italia d’ora in poi l’editoria funzionasse come il calcio? Continua a leggere →