Alcune considerazioni di Antonio Lillo che si interroga su quanto della nostra “bestialità” stia emergendo in questi giorni, spaziando da Murder Most Foul di Bob Dylan e i social network alla Pelle di Malaparte, per giungere a Epidemia di Bordini
È trascorso appena un mese da che è cominciato tutto questo e già mi arrivano, in quanto editore, opere incentrate sulla vita durante l’epidemia, troppo descrittive e calate nei disagi quotidiani per riuscire a far breccia, ma evidentemente prove generali di qualcosa che sta covando, che si produrrà di qui a breve, appena la giusta distanza temporale ci permetterà di fare sintesi.
Ad oggi, a mio avviso, l’unico a essere riuscito a proporre un’opera degna a commento del periodo è stato Bob Dylan con Murder Most Foul, canzone lunghissima scritta molto prima dell’epidemia e calata dall’alto, come il monolite di Kubrick sulla terra, da una zona fuori dal tempo a raccontarci qualcosa del nostro presente. Il brano, costruito come un collage postmoderno di citazioni a rima baciata, rievoca il giorno dell’omicidio di Kennedy, ma più che di quello parla del rifiuto della comunità americana di elaborare il lutto – morte del padre – e di passare così dallo stato infantile all’adulto, rifugiandosi invece nella grande festa edonistica degli anni ’60 (il verso chiave in tal senso è: «fate i bravi, bambini, e vedrete che i Beatles vi prenderanno per mano»). Il brano di Dylan è enorme e offre numerosi altri spunti di riflessione, ma i temi che più mi interessano di quel lavoro, così come di altre opere citate in questi giorni – La peste, Cecità – e che di sicuro riemergeranno nelle narrazioni future sull’epidemia, riguardano: il particolare rapporto fra identità personale e collettiva e come questo si riposiziona se sottoposto allo stress di una crisi epidemica; ancora, come tale rapporto reagisce in presenza del sacro (lotta bene/male), la cui espressione attraverso il rito è sempre stato uno dei collanti sociali e culturali fondamentali della nostra civiltà, sacro che a sua volta vive oggi una profondissima crisi identitaria. E, ovviamente, come tutto ciò si trascrive in narrazione. Continua a leggere →