L’importanza della piccolo-media editoria, delle agenzie letterarie e delle riviste per dar voce agli scrittori emergenti: gli esempi di Roberto Camurri, Michele Orti Manara e Paolo Pecere
Esauritasi la “moda degli esordienti”, lanciata un decennio fa dal successo della Solitudine dei numeri primi di Paolo Giordano, a dar spazio ai nuovi autori sono tornati in prevalenza i piccoli e medi editori, come già rilevavo in un post di un paio di anni fa. Ebbene, è ancora su di loro che dovrebbero puntare gli scrittori emergenti o aspiranti tali, ma tenendo conto di alcune evidenze: valutare centinaia di testi, con la prospettiva di trovarne uno apprezzabile ogni cinquanta e più, è un lavoro improbo e poco proficuo, perciò è diventato sempre più importante il ruolo degli agenti letterari. Costoro, se svolgono seriamente il proprio lavoro, non solo selezionano le opere che ritengono interessanti, ma le propongono poi a quegli editori che pubblicano libri di quel genere: di conseguenza il testo giunge sul desktop di chi lo valuterà attraverso una corsia preferenziale e a traffico ridotto. Continua a leggere