
Per il terzo anno consecutivo ho chiesto a editor, direttori editoriali e critici letterari quale sia stato l’esordio italiano migliore e quale la pubblicazione più significativa degli ultimi dodici mesi. Gli intenti sono molteplici: provare a suggerire ai lettori quei testi di valore pubblicati di recente e che sono forse passati inosservati, o che comunque meritano di continuare a far discutere, ma anche, indirettamente, capire quali siano i parametri con i quali vengono scelti i libri da editare e quelli che decretano il successo presso i lettori di professione. C’è poi un’altra ambizione che ispira questa raccolta di opinioni, quella di rafforzare il confronto all’interno della comunità editoriale: ho consentito a editor e direttori editoriali di fare un cenno, se volevano, ai testi che hanno curato e dato alle stampe, ma hanno soprattutto promosso il lavoro dei loro colleghi e concorrenti, ossia la letteratura è stata anteposta al marketing. Credo sia un bel segnale e sono grato a tutti loro per il tempo che mi hanno concesso e per la passione con la quale lavorano nel complesso panorama editoriale italiano.
I pareri dei critici saranno invece online da giovedì.
Giorgia Antonelli, direttrice editoriale di LiberAria
Avere a che fare con le nuove uscite, per chi lavora nel mondo dell’editoria indipendente, è un’esperienza quotidiana. LiberAria da sempre fa dello scouting letterario uno dei suoi punti di forza, e nella programmazione 2016 proporremo una maggioranza di esordienti, sia italiani che stranieri.
Se parliamo di esordi recenti, il più interessante dell’anno per me è Luciano Funetta, Dalle rovine (Tunué), che apre il suo primo romanzo con un Noi che rimescola tutte le carte, e rivela da subito una scrittura potente, matura, da tenere d’occhio. Tra le nuove uscite, invece, i libri che ho apprezzato di più sono stranieri e, fuori dalle recenti polemiche, tutti scritti da donne: Gli anni di Annie Ernaux (L’Orma), Sembrava una felicità di Jenny Offill (NN Editore) e Carne Viva di Merritt Tierce (SUR). Tre romanzi diversissimi tra loro ma accomunati, per me, da una scrittura analitica, tagliente, priva di patetismi, che seziona lo iato tra essere e dover essere, tra le norme sociali e la vergogna necessaria a trasgredirle, e ricompone il senso d’inadeguatezza all’esistenza semplicemente affrontandolo, senza dietrologie psicologiche, ognuno secondo le proprie quotidiane capacità di essere lavoratori, genitori, partner, umani.
Angelo Biasella, editor Neo
L’esordio più interessante è senza dubbio Dalle rovine di Luciano Funetta (Tunué). Trovo che la sua sia una scrittura “animista”, se mi passate il termine: riesce a rendere spiritato ogni periodo e le descrizioni diventano voragini in cui è bello sprofondare. Niente è scontato, niente è superfluo. Il fatto che una storia (di serpenti e film porno) diventi così “necessaria” dimostra il carattere di questo autore; così giovane e già indispensabile nel panorama letterario italiano. Memorabile anche il punto di vista del narratore: quel “noi” mai eccessivo, mai troppo invasivo ma che ti senti respirare sul collo dall’inizio alla fine. Bellissimo.
Altra ottima pubblicazione è Anubi di Marco Taddei e Simone Angelini (GRRRᶻ Comic Art Book). Protagonista di questa/o graphic novel è il tramonto di una divinità egizia ormai ridotta a frequentare sociopatici e vivere di Campari, in una provincia italiana lisergica e alienata. Potente il cortocircuito fra il tratto essenziale di Angelini e la sceneggiatura intimistica e caleidoscopica di Taddei. Da leggere assolutamente.
Marco Cassini, direttore editoriale di SUR e cofondatore di minimum fax
Nell’anno in cui per la seconda volta consecutiva il premio Strega è stato vinto da un autore di cui sono fiero di aver pubblicato l’esordio, in realtà non ho letto moltissimi esordi italiani.
Mi rendo conto però che quelli che voglio segnalare sono tre romanzi scritti da professionisti di altri settori che se la vedono con la narrativa (del resto un esordiente è, per definizione, qualcuno che fino a quel momento autore non lo era ancora).
L’invenzione della madre (minimum fax) è l’opera prima di Marco Peano, editor presso Einaudi. Mi hanno poi molto divertito La vita in generale di Tito Faraci (che di mestiere scrive fumetti, e finora aveva pubblicato testi YA) e La vita prodigiosa di Isidoro Sifflotin di Enrico Ianniello, che fa l’attore. Curiosamente sono entrambi pubblicati da Feltrinelli, editore cui si guarda più per cercare autori affermati (Baricco, Benni, De Luca, Serra) che voci italiane nuove.
Il primo esordiente del 2015 che leggerò nel 2016 è invece Luciano Funetta (Dalle rovine, Tunué).
L’evento del 2015 più significativo nel mondo editoriale mi sembra l’«esordio» di NN Editore, un progetto con un’altissima percentuale di ottimi libri. (Tra un anno vedremo se potrò dire lo stesso della Nave di Teseo, sul cui annunciato arrivo ripongo molte aspettative). Continua a leggere →