Ecco i migliori blog letterari italiani (1)

literay blogSempre più spesso lo spazio della critica letteraria si è spostato dalla carta stampata al web, dove non ci sono limiti di battute, né costi tali da richiedere investimenti promozionali da parte di aziende e marchi editoriali – di cui si vanno poi a sponsorizzare i testi con pretestuose recensioni. Certo, la democraticità della rete concede la parola anche a chi non ha gli strumenti per esprimere giudizi significativi, ma nel tempo si è andata definendo una costellazione di blog collettivi in cui la discussione su argomenti letterari è spesso seria e approfondita. Qui di seguito il primo di tre post in cui i loro ideatori ci raccontano come questi siti siano nati, cosa li caratterizzi e quanti siano i collaboratori.

logo-crapulaclubPer CrapulaClub ha risposto Alfredo Zucchi
CrapulaClub è venuto fuori nel 2008, su blogspot. All’inizio era una pozza in una discarica – i canali di scolo eravamo io e Ciro Monacella.
Col tempo le cose sono cambiate: è arrivato Luca Mignola e ha bonificato il luogo con la filologia; Antonio Russo De Vivo ha bonificato con la letteratura contemporanea; Andrea Zandomeneghi con la sapienza miscellanea. Siamo oggi in quattro a dirigere i lavori. Tra il 2012 e il 2016 Anna Di Gioia e Antonio Vena hanno partecipato alla cosa. Due grafici ci hanno accompagnato dal 2012 a oggi: Chiara Perrone e Nicola Di Marco.
Quando CrapulaClub ha cessato di essere un gioco privato, nel 2011, è partita la pesca dei collaboratori. Da allora la ricerca attiva – per i due mondi: analogico e digitale – di voci e di profili affini è una parte fondamentale della nostra attività. All’inizio le porte in faccia non si contavano, ora cominciano ad aprirsi prima ancora che bussiamo. Abbiamo oggi un centinaio di collaboratori, alcuni sporadici, altri più pro crapula mori. Valutiamo e discutiamo ogni testo che ci arriva. C’è chi tra noi quattro è più severo, chi ha il cuore appena più morbido, chi alterna le fasi e chi invece si emoziona a ogni nuova proposta (io).
Finzioni inedite, filologia e saggistica letteraria sono diventati gli assi portanti. Lo sguardo sulle letterature straniere (francofona, ispanofona e germanofona in particolare) è forse il nostro tratto distintivo – è anche un frutto imprevedibile della nostra dislocazione geografica. Tra i nostri collaboratori assidui oggi abbiamo Francesca Regni (spagnolo-italiano) e Marco Rincione (tedesco-italiano), oltre a Chiara Lecito, la lettrice più onnivora del globo.
La letteratura italiana contemporanea resta uno dei nostri interessi principali (il Canone lo attesta), così come la narrativa breve fantastica (Miedo a las alturas, rubrica a cura di Antonio Russo De Vivo, e il recente Dossier sul racconto).
L’antologia di inediti Ô Metis è la nostra idea più ambiziosa: è un luogo di approfondimento, in cui sfondare i limiti che il formato blog impone ed esige. Abbiamo fatto finora sei numeri tematici, contiamo di continuare al ritmo che ci è proprio (volontà + caso = 1 numero ogni 9.333… mesi).

logo il lavoro culturalePer il lavoro culturale ha risposto Maria Teresa Grillo
Il lavoro culturale nasce nel 2010 dall’intesa di un gruppo di studenti e ricercatori dell’Università di Siena, uniti da un interesse comune: provare ad accorciare la distanza tra le scienze umane e sociali e la realtà contemporanea, aprire un fronte di traduzione della complessità a favore del dialogo critico tra autori e lettori.
Quello che ci ha mossi sin dall’inizio è stata una domanda: è realizzabile una diagnosi del mondo presente a partire dal bagaglio dei saperi umanistici? Quale assunzione di responsabilità e quale presa di posizione ci sono da parte delle scienze umane nei confronti della realtà sociale e culturale nella quale viviamo?
Nel tempo, abbiamo rilevato come questi saperi siano messi in azione nelle pratiche di chi lavora quotidianamente per la salvaguardia della vita culturale e politica della società, e lo abbiamo fatto attraverso l’incontro con differenti interlocutori: giornalisti, registi, scrittori, traduttori, filosofi, critici, studiosi di scienze umane e sociali.
Aprendo diversi cantieri tematici articolati in focus, abbiamo indagato e indaghiamo il lavoro precario e le sue forme, le emergenze e la cultura del rischio, l’open web e il free software, la cultura visiva, le forme mediatiche e le prassi legate alle strategie politiche del consenso, la narrativa contemporanea, le tematiche lgbt, i beni comuni e le nuove vie del politico, l’immigrazione e le forme della cittadinanza.
Oggi è un’aria di famiglia, costruita nel tempo attraverso le discussioni redazionali e il confronto con i lettori e gli autori, a tenere insieme i campi discorsivi che gli articoli provano a sondare, un’aria che ha come base non tanto un’ortodossia o una “linea”, quanto un approccio comune, una metodologia critica, e il puntare su una ricerca che non sia al servizio di un modello di riferimento che la trascende.
Attraverso il blog, la realizzazione di progetti editoriali e la programmazione costante di seminari, incontri pubblici, iniziative, partecipazione alla vita attiva e politica, il lavoro culturale si propone come laboratorio per il rinnovamento e il ripensamento dell’università e delle istituzioni culturali.
Attualmente fanno parte della redazione – e dell’associazione che si è costituita in parallelo – venti persone (Lorenzo Alunni, Marco Ambra, Fabio Carnelli, Massimiliano Coviello, Cecilia Cruccolini, Giuseppe Forino, Enrico Gargiulo, Maria Teresa Grillo, Antonio Iannello, Silvia Jop, Angela Maiello, Vittorio Martone, Nicola Perugini, Alberto Prunetti, Giulia Romanin Jacur, Giacomo Tagliani, Francesco Tommasi, Stefano Ventura, Antonio Vesco, Francesco Zucconi), ma il lavoro culturale vuole essere uno spazio aperto, e accoglie costantemente contributi e proposte di collaborazione, nella convinzione che si possa incidere sulla realtà solo attraverso un lavoro cooperativo tra lettore e autore.

la balena bianca logoPer La Balena Bianca ha risposto Giacomo Raccis
La Balena Bianca – rivista di cultura militante nasce nel maggio del 2012 grazie a un gruppo di ex studenti di Lettere dell’Università statale di Milano. Alla base c’era – e c’è ancora – la volontà di combinare un serio e rigoroso atteggiamento critico con un linguaggio chiaro, accattivante e comprensibile. L’obiettivo: far uscire la critica letteraria dalla sfera degli addetti ai lavori, e renderla accessibile a tutti.
La redazione è composta da otto persone e si avvale di un ampio numero di collaboratori sparsi in tutta Italia. Gli articoli pubblicati sul sito labalenabianca.com si concentrano prevalentemente su narrativa, poesia e cinema, con qualche sconfinamento nel mondo musicale o nell’approfondimento di attualità. Fin dall’inizio abbiamo cercato di affiancare l’attenzione per le nuove uscite a quella per i classici e, soprattutto, per le opere da riscoprire, nell’intima convinzione che la cultura non abbia una data di scadenza. Tra le retrospettive più apprezzate di questi anni, la serie di interviste DieciPerDieci, interviste agli scrittori che hanno esordito negli anni Dieci del Duemila, e Mappe, una rassegna di testi narrativi dedicati ognuno a una città diversa.
All’attività online, poi, affianchiamo un costante lavoro sul territorio: rassegne, incontri, presentazioni, in Lombardia e altrove. Anche per questo, nel 2015, abbiamo fondato l’Associazione Culturale La Balena Bianca. Tra le iniziative più significative, un ciclo di incontri in collaborazione con Salotto in prova a Milano, un vero e proprio salotto letterario in compagnia di alcuni tra i migliori scrittori contemporanei (tra cui, Michele Mari, Giorgio Falco, Helena Janeczek…). Poi, il ciclo di incontri poetici Giri di Chiglia, due anni fa a Milano e quest’anno a Bologna, e il festival dell’editoria poetica Pressioni. Non mancano inoltre le collaborazioni: con il Festivaletteratura di Mantova (dove nel 2017 la redazione ha curato il ciclo Prossimamente, insieme a il lavoro culturale), con la scuola di scrittura Belleville e con il Premio Bergamo.
Cinque anni per una rivista culturale non sono pochi: molti membri della redazione hanno cambiato lavoro, città, paese; alcuni se ne sono andati e altri sono arrivati. Quello che non è cambiato, però, è la voglia di “militare” in un mondo culturale che – ci sembra – ha bisogno più che mai di una critica rigorosa, seria, indipendente. Una critica capace, insomma, anche di criticare.

Logo la letteratura e noiPer La letteratura e noi ha risposto Daniele Lo Vetere
La letteratura e noi si articola in quattro sezioni. La sezione didattica, La scuola e noi, tratta di riforma del pensiero e di riforma dell’insegnamento, cioè di scelte didattiche, organizzative e delle loro implicazioni culturali. A essa è dedicata l’uscita del lunedì. La sezione L’interpretazione e noi segue il dibattito sulla “letteratura” e su di “noi”, donne e uomini contemporanei, e contiene saggi, interpretazioni, interviste, filmati, recensioni. Uscita: il mercoledì. La sezione La scrittura e noi accoglie interviste e testi di poeti e narratori contemporanei autocommentati e accompagnati da note critiche. Uscita: il venerdì. L’ultima sezione, Il presente e noi, esce a cadenza variabile ed è dedicata a interventi su questioni di attualità politica e culturale.
Il nostro blog nasce per ispirazione di Romano Luperini, che ha raccolto intorno a sé insegnanti sia della scuola superiore che dell’università. Oltre al nostro direttore, la nostra redazione è formata da dieci persone, ciascuna delle quali si occupa, prevalentemente ma non esclusivamente, di una delle tre sezioni a uscita fissa. Gli articoli sono scritti dai redattori stessi o da questi sollecitati a nostri contatti, quelli che di volta in volta possono offrire un contributo competente su un certo argomento.
La nostra ambizione è duplice: partecipare al dibattito letterario e culturale in corso nel nostro paese e contribuire concretamente alla costruzione di un nuovo paradigma d’insegnamento della letteratura italiana. Nei nostri interventi cerchiamo sempre di non disgiungere teoria e prassi, scrittura e realtà, ricerca e insegnamento. Stimolando la partecipazione e la collaborazione attiva di altre persone cerchiamo di rispondere alla crisi dei nostri studi e al declino della nostra scuola.

Mangialibri logo blogPer Mangialibri ha risposto David Frati
Mangialibri è un blog collettivo nato nel 2005, anzi un grande magazine generalista dedicato al mondo dell’editoria. Negli ultimi anni sono passati per Mangialibri centinaia di recensori. Allo stato attuale siamo circa 80 sparsi in tutta Italia, dal Friuli alla Sicilia, con qualche collaborazione dall’estero (Svizzera, Francia, Gran Bretagna, Germania, Usa). Il redattore-tipo di Mangialibri invia una recensione ogni dieci giorni (abbiamo una tabella mostruosa su Google Docs con le scadenze fissate per ognuno di noi), altri ne scrivono una a settimana e poi c’è un nucleo di redattori esperti che sforna fino a tre recensioni a settimana. Riceviamo circa novanta libri o e-book a settimana da recensire: a questi aggiungiamo di nostra iniziativa recensioni di titoli del passato per arricchire le bibliografie degli autori che abbiamo sul sito, inseguendo l’attualità (per esempio la morte di uno scrittore, o il fatto che lo abbiamo intervistato) o i personali percorsi di lettura di ognuno di noi. Oggi pubblichiamo “solo” dodici recensioni al giorno, più cinque-sei news e un’intervista, sempre ogni giorno. Vorremmo fare dieci volte di più, ma purtroppo tutti lavoriamo a Mangialibri nei ritagli di tempo – la notte, spesso – e per pura passione.
“Leggi come mangi” è il nostro claim. Perché? Quello di Mangialibri è sin dall’inizio un approccio anti-snobistico, allergico ai pregiudizi contro la letteratura di genere e all’odio per il bestseller che sembra animare tanti “addetti ai livori”, per usare una folgorante definizione di Dagospia. Perché in campo cinematografico è considerato cool anche dalle élite intellettuali avere e dichiarare una passione per i B-movies e invece in campo letterario se qualcuno si azzarda a dire che gli piacciono i B-book viene crocifisso? Il linguaggio di Mangialibri è iconoclasta, ironico, pop, popolare – talvolta popolano. Non a caso il logo di Mangialibri è un panino. Ma non una baguette “parigina”, bensì una di quelle che a Roma si chiamano “rosette”, cioè un panino da muratore, da contadino, ripieno solo incidentalmente di pagine di libri anziché di salsiccia e cicoria.
In questi dodici anni Mangialibri, nel suo piccolo, ha contribuito a cambiare il modo in cui si parla di libri sul web. Ed è stato premiato dal pubblico, per questo: oggi un numero enorme di lettori segue il sito ogni giorno, nonostante ci si occupi SOLO di recensioni librarie e interviste agli autori, con passione e competenza ma anche con leggerezza, senza pubblicare post sulla politica, sulla cronaca o sulla società come invece fanno quasi tutti i blog letterari italiani. Un approccio che io amo definire mainstream, da rivista patinata. Il modello di sito sui libri imperante – e uso il termine imperante non a caso – nel nostro Paese è molto diverso. Devo amaramente constatare che lo spirito “popolare” e la nostra proverbiale disponibilità a recensire narrativa di genere che ci permette di attrarre una fetta così importante di pubblico – quella guarda caso trascurata da tutti i lit-blog italiani – diventa a volte una sorta di tallone d’Achille in questa nostra realtà culturale snobistica, elitaria e autoreferenziale: se sei popolare, agli occhi di “quelli che contano” diventi subito nazionalpopolare e quindi volgare, anche (anzi, soprattutto) se fai tante, tante impression al mese. 

logotipo-nazioneindianaPer Nazione Indiana ha risposto Giacomo Sartori
Nazione Indiana è nata nel 2003, e quindi è uno dei più longevi blog letterari collettivi italiani. È stata fondata da un numeroso e vario gruppo di scrittori, critici e artisti, che volevano confrontarsi e riflettere al di fuori dei limiti angusti dell’industria culturale, e tenendosi alla larga dalle consorterie e dagli scambi di piaceri e omertà che la caratterizzano. Il nome, trovato da Antonio Moresco, allude proprio alla capacità di fare gruppo, quando necessario, che caratterizzava i peraltro fieramente indipendenti popoli nativi del Nord America. Dopo un teso dibattito interno, nel 2005 una parte dei fondatori è confluita nel Primo Amore, che ha scelto di non aprire ai commenti i propri pezzi.
Attualmente i redattori di Nazione Indiana sono 25, due soli dei quali facevano parte del gruppo iniziale. Negli anni c’è stato infatti, e continua a esserci, un ricambio, e molti nomi conosciuti della nostra letteratura sono passati e/o si sono fatti le ossa in NI. Non c’è un comitato di redazione, e quindi ogni redattore agisce in autonomia, anche se a volte ci si coordina su determinati temi considerati più importanti. Da vari anni, e con scadenza più o meno annuale, viene organizzata una Festa Indiana (quest’anno il 28-29 ottobre a Fano, attorno ai temi dei minori migranti e dei rapporti tra narrativa e storia), con dibattiti e interventi di varia natura che coinvolgono i redattori e degli invitati.
Mi sembra che le peculiarità che caratterizzano il blog, in un contesto che è ora radicalmente differente, con decine e decine di blog collettivi o personali, più o meno vicini ai media tradizionali o anche all’accademia, da un lato, e dall’altro caratterizzati da una mancanza di profondità, siano quelle dell’inizio. Vale a dire l’estrema vitalità e libertà di pensiero, e il grande spazio dato alla creazione di qualità e alle sperimentazioni. Queste caratteristiche sono anche la risultante della grande varietà di età, provenienza geografica, interessi, percorso, radicalità, impegno militante, visibilità editoriale, e prolificità, dei redattori, alcuni dei quali, a cominciare dal sottoscritto, hanno una formazione scientifica. Questa grande biodiversità si riflette in una reale e imprevedibile ricchezza di contenuti e di materiali pubblicati, anche molto lontani dall’attualità. In un paese dove il dialogo è sempre difficile, e dove ogni iniziativa culturale tende a chiudersi in consorteria, il nostro fibrillare di formicaio, non senza contraddizioni, mi pare essere una bella eccezione. Pure la scelta di mantenere aperti i commenti contribuisce a mio avviso alla vitalità e apertura.
Forse il campo dove NI ha dato e dà il contributo più rilevante e strutturato, e direi imprescindibile, è quello della poesia. Per gli interventi teorici, ma anche per il lavoro di scrematura nell’immenso marasma della creazione attuale, dando modo tra le altre cose a tanti giovani di pubblicare per la prima volta, e per le traduzioni originali di moltissimi poeti di varie lingue.
NI funziona ormai anche come un imponente archivio consultabile on line. Una grande fetta delle visite giornaliere non riguarda infatti i post recenti, ma pesca nei 10.000 pezzi del passato.

logo SenzaudioPer Senzaudio ha risposto Gianluigi Bodi
Mi chiedo com’è nato Senzaudio solo quando me lo chiedono gli altri. Molto più spesso mi chiedo perché è nato Senzaudio. E questo “perché” ha a che fare con una certa insoddisfazione professionale e con la nascita di un figlio.
Alla fine del 2012 tornavo a casa da un ospedale con un bambino nuovo di zecca e una conseguente carrettata di dubbi, perplessità e ansietà. Contemporaneamente il mio lavoro da impiegato mi stava immobilizzando arti e cervello. Se fosse esploso un vulcano (ma a Venezia è un po’ difficile) mi avrebbero ritrovato tra qualche centinaia d’anni ricoperto di cenere e fatture.
L’unico atto creativo, oltre a quello di provare a educare un figlio, era la rielaborazione mentale di ciò che leggevo. Ma non mi bastava più. Volevo fare qualcosa di nuovo. Qualcosa che non avevo mai fatto prima. E allora, un giorno imprecisato nel marzo 2013, ho iniziato a chiedere a un po’ di persone che seguivo sul web se avevano voglia di mettere su un sito con me. L’idea originale era quella di costruire un magazine dal taglio narrativo in cui le notizie commentate sfociassero nel racconto. Il progetto, così come lo avevo pensato, naufragò in breve tempo. Senzaudio si trasformò presto in altro e, di trasformazione in trasformazione, è arrivato alla forma odierna. Ora si può dire che assomigli a una rivista letteraria. Una rivista letteraria che ha un occhio di riguardo per la piccola e media editoria, per le persone più che per gli oggetti, e che spero si sia ritagliata un piccolo spazio.
Gran parte del merito comunque va ai collaboratori del sito. Negli anni ce ne sono stati davvero molti. Alcuni sono rimasti per lo spazio di un articolo, con altri si è stabilito un rapporto duraturo e di amicizia. Forse questo avvicendamento dinamico (che mi impedisce di sapere con esattezza quanti collaboratori attivi ci sono oggi nel sito) contribuisce a mantenere viva una certa freschezza che mi pare di cogliere nel sito e spero che colgano anche i lettori.
In ogni caso, quello che mi sembra più importante sottolineare è che tutti quelli che hanno partecipato alla vita del sito e gran parte di chi lo visita quotidianamente ha capito che su Senzaudio non c’è spazio per le polemiche. Le polemiche fanno di sicuro “ascolti”, ma a me francamente interessa poco. Non so se questa caratteristica ci contraddistingua dagli altri siti, so di sicuro che è il principio da cui tutto è nato.
Ah, perché Senzaudio? Perché senza rumore le cose si comprendono meglio.

via dei serpenti, logoPer Via dei Serpenti ha risposto Emanuela D’Alessio
Via dei Serpenti è una via di Roma dove si svolge un corso di editoria organizzato da Oblique Studio. Qui molti di noi si sono conosciuti e appassionati, tra l’altro, alla piccola e media editoria della capitale. Da quell’importante esperienza è nata l’idea di mettere a disposizione del web le nostre competenze di lettori critici e consapevoli.
Via dei Serpenti, online dal 25 aprile 2011, è un blog dedicato alla piccola e media editoria romana (e non solo). Siamo nati con l’idea di pubblicare recensioni di libri che ci sono piaciuti. Abbiamo da subito preferito questa strada a quella di stroncare, dare spazio alle proposte anziché alle critiche.
In questi sei anni di attività abbiamo ampliato i nostri interessi e riferimenti territoriali. Oltre alla piccola e media editoria capitolina ci siamo rivolti ad altre realtà editoriali italiane. Oltre alle recensioni abbiamo sviluppato il filone delle interviste a scrittori, grafici, illustratori, editori, poeti, librai indipendenti. Abbiamo esplorato la letteratura per ragazzi, il rapporto tra musica e letteratura, il mondo dell’illustrazione, la poesia, abbiamo raccolto testimonianze sul perché si scrive, abbiamo selezionato libri in relazione alle stagioni, abbiamo chiesto di raccontarci quali libri si accumulano sui comodini. L’ultima rubrica in ordine di creazione è dedicata ai racconti, italiani e già pubblicati, arricchiti da interviste agli autori.
Tra il 2014 e il 2016, inoltre, abbiamo deciso di uscire dall’invisibilità della rete per misurarci con il pubblico reale, organizzando a Roma e a Milano tre cicli di incontri intitolati Cosa si fa con un libro?, per esplorare con i suoi protagonisti la filiera libro. Sono stati nostri ospiti, tra gli altri, gli scrittori Sandro Bonvissuto, Davide Orecchio, Paolo Di Paolo, Rossella Milone, Francesca Scotti, gli editori e/o, NN, Ponte 33, i librai di Pagina 348, Risvolti, Scripta Manent, l’editor Massimiliano Borelli, il traduttore Riccardo Duranti, l’art director Maurizio Ceccato, Leonardo Luccone di Oblique.
All’inizio eravamo un folto gruppo, tutte donne. Con il passare degli anni ci sono stati avvicendamenti e abbandoni. Oggi siamo rimaste in due, Rossella Gaudenzi e la sottoscritta, con la collaborazione esterna di Pierluigi Lucadei.
Il passo si è fatto lento, le soste sono diventate più lunghe, ma il cammino non si esaurisce.

Qui il secondo post della rassegna sui blog letterari:
https://giovannituri.wordpress.com/2017/10/24/ecco-i-migliori-blog-letterari-italiani-2/

E qui il terzo e ultimo:
https://giovannituri.wordpress.com/2017/10/26/ecco-i-migliori-blog-letterari-italiani-3/

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17 thoughts on “Ecco i migliori blog letterari italiani (1)

  1. emmanuelepilia ha detto:

    Ma manca “Il Cassetto dei Calzini Spaiati”! 🙂

  2. Luciana Grillo ha detto:

    Non e’ un blog, ma una rubrica settimanale che da circa tre anni presenta ogni giovedi’ una recensione accurata e ragionata:
    “Storie di donne/Letteratura di genere”

  3. abeppe ha detto:

    Manca Carmilla, aggiungilo.

  4. Gianni Serra ha detto:

    Recensione sui recensori: fra quelli che hai elencato, il Mangialibri è il più scadente. Tranciano giudizi piuttosto sommari dopo riassunti frettolosi. Non è certo all’altezza dei primi quattro della lista, per dire.

    • Giovanni Turi ha detto:

      Ha un gran numero di collaboratori, alcuni adottano un taglio più leggero altri più approfondito, ma il loro intento, come spiega Frati, è quello di parlare di libri, non di fare critica letteraria.

    • David Frati ha detto:

      Gianni, i gusti sono gusti. Definire però “frettolose” trame come le nostre, DEL TUTTO diverse dalle IV di copertina e approfondite come nessuna trama presente sul web, mi pare sintomo di poco attenzione.

  5. Carla ha detto:

    Ci sarà anche una seconda, terza parte? Così amplio le mie conoscenze sui blog letterari, alcuni di questi non li conoscevo e ora vado subito a recuperare i loro articoli!

  6. […] primo post sui migliori blog collettivi italiani che si occupano di libri e cultura segue il secondo, come […]

  7. fdezio ha detto:

    L’ha ribloggato su Lo Cunto de li cunti .

  8. […] culturale. Ormai il panorama è davvero molto ricco e variegato, come mostra anche una tua recente mappatura. Inoltre un pezzo postato on-line può essere condiviso sui social, mentre una classica recensione […]

  9. Dalila Porta ha detto:

    dunque questi blog sono gestiti da professionisti. Interessante!

  10. pubblisport ha detto:

    Mancano tanti temi, ma comunque è una lista molto interessante. Grazie per la condivisione!

  11. Alessandro Fasanaro ha detto:

    Bravo Giovanni. Bravo, proprio bravo.

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