I libri migliori degli ultimi mesi scelti da editor e direttori editoriali

libri migliori 2015 per gli editor

Per il terzo anno consecutivo ho chiesto a editor, direttori editoriali e critici letterari quale sia stato l’esordio italiano migliore e quale la pubblicazione più significativa degli ultimi dodici mesi. Gli intenti sono molteplici: provare a suggerire ai lettori quei testi di valore pubblicati di recente e che sono forse passati inosservati, o che comunque meritano di continuare a far discutere, ma anche, indirettamente, capire quali siano i parametri con i quali vengono scelti i libri da editare e quelli che decretano il successo presso i lettori di professione. C’è poi un’altra ambizione che ispira questa raccolta di opinioni, quella di rafforzare il confronto all’interno della comunità editoriale: ho consentito a editor e direttori editoriali di fare un cenno, se volevano, ai testi che hanno curato e dato alle stampe, ma hanno soprattutto promosso il lavoro dei loro colleghi e concorrenti, ossia la letteratura è stata anteposta al marketing. Credo sia un bel segnale e sono grato a tutti loro per il tempo che mi hanno concesso e per la passione con la quale lavorano nel complesso panorama editoriale italiano.
I pareri dei critici saranno invece online da giovedì.

Giorgia Antonelli, direttrice editoriale di LiberAria
Avere a che fare con le nuove uscite, per chi lavora nel mondo dell’editoria indipendente, è un’esperienza quotidiana. LiberAria da sempre fa dello scouting letterario uno dei suoi punti di forza, e nella programmazione 2016 proporremo una maggioranza di esordienti, sia italiani che stranieri.
Se parliamo di esordi recenti, il più interessante dell’anno per me è Luciano Funetta, Dalle rovine (Tunué), che apre il suo primo romanzo con un Noi che rimescola tutte le carte, e rivela da subito una scrittura potente, matura, da tenere d’occhio. Tra le nuove uscite, invece, i libri che ho apprezzato di più sono stranieri e, fuori dalle recenti polemiche, tutti scritti da donne: Gli anni di Annie Ernaux (L’Orma), Sembrava una felicità di Jenny Offill (NN Editore) e Carne Viva di Merritt Tierce (SUR). Tre romanzi diversissimi tra loro ma accomunati, per me, da una scrittura analitica, tagliente, priva di patetismi, che seziona lo iato tra essere e dover essere, tra le norme sociali e la vergogna necessaria a trasgredirle, e ricompone il senso d’inadeguatezza all’esistenza semplicemente affrontandolo, senza dietrologie psicologiche, ognuno secondo le proprie quotidiane capacità di essere lavoratori, genitori, partner, umani.

Angelo Biasella, editor Neo
L’esordio più interessante è senza dubbio Dalle rovine di Luciano Funetta (Tunué). Trovo che la sua sia una scrittura “animista”, se mi passate il termine: riesce a rendere spiritato ogni periodo e le descrizioni diventano voragini in cui è bello sprofondare. Niente è scontato, niente è superfluo. Il fatto che una storia (di serpenti e film porno) diventi così “necessaria” dimostra il carattere di questo autore; così giovane e già indispensabile nel panorama letterario italiano. Memorabile anche il punto di vista del narratore: quel “noi” mai eccessivo, mai troppo invasivo ma che ti senti respirare sul collo dall’inizio alla fine. Bellissimo.
Altra ottima pubblicazione è Anubi di Marco Taddei e Simone Angelini (GRRRᶻ Comic Art Book). Protagonista di questa/o graphic novel è il tramonto di una divinità egizia ormai ridotta a frequentare sociopatici e vivere di Campari, in una provincia italiana lisergica e alienata. Potente il cortocircuito fra il tratto essenziale di Angelini e la sceneggiatura intimistica e caleidoscopica di Taddei. Da leggere assolutamente.

Marco Cassini, direttore editoriale di SUR e cofondatore di minimum fax
Nell’anno in cui per la seconda volta consecutiva il premio Strega è stato vinto da un autore di cui sono fiero di aver pubblicato l’esordio, in realtà non ho letto moltissimi esordi italiani.
Mi rendo conto però che quelli che voglio segnalare sono tre romanzi scritti da professionisti di altri settori che se la vedono con la narrativa (del resto un esordiente è, per definizione, qualcuno che fino a quel momento autore non lo era ancora).
L’invenzione della madre (minimum fax) è l’opera prima di Marco Peano, editor presso Einaudi. Mi hanno poi molto divertito La vita in generale di Tito Faraci (che di mestiere scrive fumetti, e finora aveva pubblicato testi YA) e La vita prodigiosa di Isidoro Sifflotin di Enrico Ianniello, che fa l’attore. Curiosamente sono entrambi pubblicati da Feltrinelli, editore cui si guarda più per cercare autori affermati (Baricco, Benni, De Luca, Serra) che voci italiane nuove.
Il primo esordiente del 2015 che leggerò nel 2016 è invece Luciano Funetta (Dalle rovine, Tunué).
L’evento del 2015 più significativo nel mondo editoriale mi sembra l’«esordio» di NN Editore, un progetto con un’altissima percentuale di ottimi libri. (Tra un anno vedremo se potrò dire lo stesso della Nave di Teseo, sul cui annunciato arrivo ripongo molte aspettative).

Fabrizio Cocco, editor Longanesi
Longanesi negli ultimi anni ha scovato voci italiane interessantissime – solo nel 2015, con noi hanno esordito con grande successo Lavinia Petti, con il meraviglioso e immaginifico Il ladro di nebbia e Lorenzo Marone, che con La tentazione di essere felici ha saputo conquistare pubblico e critica dando vita a un personaggio indimenticabile, Cesare Annunziata – ma estendendo lo sguardo oltre il perimetro di casa, mi piace ricordare l’esordio di Alice Basso, pubblicato da Garzanti. L’imprevedibile piano della scrittrice senza nome è divertente e intelligente, e con un incipit geniale: «In molti amano l’odore della carta. L’odore della carta, in realtà, è odore di morte».
Tra le tante pubblicazioni significative, per me ha significato molto (anche a livello affettivo, per l’importanza che ha avuto l’autore nella mia formazione) l’idea di Frassinelli di riportare in libreria On Writing di Stephen King, un classico di un autore già classico.

Gabriele Dadati, direttore editoriale del Papero
Non credo di essere il solo che prova un radicato innamoramento per Il Quinto Evangelio di Mario Pomilio: a me l’ha trasmesso Giulio Mozzi, che nell’autunno 2015 ha tra l’altro ospitato on line, in Vibrisse, un convegno sull’autore ideato da Demetrio Paolin (a Demetrio abbiamo dato una mano, oltre a Giulio, anche Alessandro Zaccuri e io). Si tratta di un romanzo fortemente composito, una pavimentazione fatta di lastre diseguali, il cui senso di fondo è da individuare ora nelle fughe tra l’una e l’altra, ora nelle venature entro ognuna. Davvero un grandissimo romanzo. Che è tornato disponibile nella collana Fuoriformato (nuova serie) che Andrea Cortellessa dirige per L’Orma di Roma. E per conto mio, è una bellissima notizia.
Bella notizia è anche il romanzo d’esordio di Franco Vanni, Il clima ideale, uscito – con successo – presso Laurana. Ho avuto la fortuna di ricevere il dattiloscritto quando ci lavoravo e mi ci è voluta meno di una settimana (lavorativa) per convincermi a tentare di convincere Lillo Garlisi, l’editore. Il quale ci ha messo meno di una settimana (lavorativa) a entusiasmarsi. Scoprendo che si tratta di un eccellente talento narrativo.

Daniela Di Sora, direttrice editoriale di Voland
Per quanto mi riguarda ho un personalissimo metro di giudizio per i titoli stranieri usciti in Italia: l’invidia. Quando mi amareggia non aver pubblicato io un romanzo, quando mi chiedo con insistenza angosciosa “Perché te lo sei fatto sfuggire?”, quando dubito delle mie capacità di individuare autori essenziali, vuol dire che il tarlo dell’invidia sta lavorando. E senza ombra di dubbio il libro a cui ho dedicato più spesso questi impuri pensieri nel 2015 è stato Gli anni di Annie Ernaux. Un libro straordinario, in perfetto equilibrio fra avvenimenti storici e accadimenti personali. Un affresco degli anni dal dopoguerra ai nostri giorni in cui è facile e a volte doloroso riconoscersi, soprattutto per persone della mia generazione. Anche se il contesto è la Francia, tutto ci è così vicino, noto, ed è sempre raccontato in modo tanto scarno e potente da non lasciare scampo al lettore, da avvincerlo alla pagina e alla narrazione. Avevo letto anche il precedente, Il posto, pubblicato sempre da L’Orma editore nel 2014 (per inciso, questa casa editrice sta facendo un lavoro davvero notevole) e l’autrice mi aveva colpito molto, ma ritengo Gli anni un libro imprescindibile. E peccato per chi non legge autrici donne…
Sugli autori italiani sono meno ossessiva, chissà perché. In ogni caso ritengo di aver offerto al pubblico uno degli esordi più interessanti di questa stagione, quello di Ilaria Gaspari, Etica dell’acquario, e questo un po’ mi cheta. Ma anche altri hanno attratto la mia attenzione. Uno su tutti: Luciano Funetta, con il suo Dalle rovine, uscito per Tunué. Inquietante e ipnotico, ti trasporta in un universo allucinato e viscido, e il sorprendente “noi” che narra la storia ti spiazza e ti inchioda.
Non a caso, i due libri scelti sono stati pubblicati da editori indipendenti.

Alice Di Stefano, editor Fazi
Fra gli esordi, anche per ragioni personali, mi ha molto colpito L’invenzione della madre di Marco Peano (minimum fax), storia di un distacco importante e riflessione sulla malattia, scritta con stile volutamente analitico per un’indagine ai limiti dell’ossessione. Aggiungo Cade la terra di Carmen Pellegrino (Giunti) e La verità, vi spiego, sull’amore di Enrica Tesio (Mondadori). Tra i nostri di Fazi, invece, Nonostante tutto di Francesca Vignali Albergotti, autrice scoperta grazie al Women’s Fiction Festival di Matera, che, con immedesimazione degna di una vera scrittrice, si è calata nei panni di ben 12 personaggi.
Altri libri italiani che cito volentieri sono La barca dei folli di Stefano Dionisi (Mondadori), per l’intensità della materia trattata e la capacità di andare oltre l’esperienza personale; XXI secolo di Paolo Zardi (Neo), dalla scrittura esemplare; Terapia di coppia per amanti di Diego De Silva (Einaudi) per l’idea e il titolo (geniali!) un po’ come il nostro Assassinio all’Ikea di Giovanna Zucca, divertissement-parodia di un giallo tradizionale.
A scatola chiusa, per il suo valore extra letterario e altamente simbolico nonché la discussione che è stato in grado di sollevare, scelgo Sottomissione di Michel Houellebecq (Bompiani) come pubblicazione più significativa dell’anno.

Stefano Izzo, editor Rizzoli
Secondo me, i due migliori romanzi d’esordio del 2015, benché molto diversi, hanno più di un punto in comune: sono entrambi scritti da donne, peraltro quasi coetanee; non rispecchiano alcun gusto dominante; ciascuno a suo modo racconta un crollo, il suo fascino e la sua malinconia.
Il primo è Cade la terra di Carmen Pellegrino (Giunti), che cerca di restituire voce e dignità a un borgo abbandonato, alle cose che la Storia non ricorda, ai fantasmi dell’immaginazione. A sorprendere sono soprattutto la sua stupefacente maturità di scrittura e un’ispirazione così potente che, a differenza di quanto avviene spesso con le opere prime, non sembra destinata a esaurirsi qui. Il secondo è Gli anni al contrario di Nadia Terranova (Einaudi Stile libero), che vince un confronto insidioso come quello con gli anni Settanta, con un’Italia che si trasforma mentre le illusioni, personali e collettive, si sgretolano lentamente. L’equilibrio che questa autrice ha raggiunto tra asciuttezza della prosa e intensità emotiva è un piccolo capolavoro.
Per la seconda, difficilissima parte della domanda, mi affido ancora di più alla mia memoria bucherellata e al mio discutibilissimo gusto. Comincio da ciò che si trova adesso sul mio comodino, ovvero due romanzi usciti da poco: Il cartello di Don Winslow (Einaudi Stile libero) e L’ombra della montagna di Gregory David Roberts (Neri Pozza), degni sequel di due libri-culto (ovvero, rispettivamente, Il potere del cane e Shantaram). Nel mio personale olimpo 2015 li immagino di fianco a Perfidia di James Ellroy (Einaudi Stile libero). Tre libri per tremila pagine di puro godimento.
Questi mostri sacri non si offenderanno se per ragioni anche affettive li metto un millimetro sotto Io, Partenope (Rizzoli) di Sebastiano Vassalli, gigante della letteratura italiana che si è congedato dai suoi lettori nel migliore dei modi.

Lorenzo Flabbi, coeditore delL’Orma
Nel 2015 come esordio ho trovato molto convincente l’Etica dell’acquario di Ilaria Gaspari, pubblicato da Voland: una scrittura sicura di grana densa al servizio di una storia dal sapore evocativo ambientata nei meandri della Normale di Pisa.
Per quanto riguarda la pubblicazione più significativa dell’anno (non necessariamente la più bella) la mia scelta ricade su un’opera non letteraria: le Sette brevi lezioni di fisica di Carlo Rovelli. Il fatto che un testo di buona divulgazione scientifica sia stato uno dei libri più venduti del 2015 mi riempie il cuore di gioia, un po’ perché, da uomo di lettere, coltivare l’interesse per l’ambito scientifico è per me un’impellenza intellettuale irrinunciabile, un po’ perché mi pare appunto un fenomeno significativo sia di un interesse palpabile per temi cruciali e meravigliosi sia della possibilità di costruire percorsi editoriali di grande diffusione che non sottovalutino i lettori. Entrambe due ottime notizie.

Nicola Lagioia, editor minimum fax
Sugli esordi sono in conflitto di interessi (curando nichel).
Mi è piaciuto (anche se non è un esordio) il libro di Serena Vitale, Il defunto odiava i pettegolezzi (Adelphi). E per la straniera Lila di Marilynne Robinson (Einaudi).

Andrea Malabaila, direttore editoriale di Las Vegas
Per me la pubblicazione più significativa del 2015 è stata il romanzo XXI Secolo di Paolo Zardi (Neo), insieme a una ripubblicazione, quella di Rosemary’s Baby di Ira Levin (SUR), una storia più nota per la trasposizione cinematografica ma che andrebbe assolutamente letta. Per quanto riguarda gli esordi, non ho abbastanza elementi per esprimermi.

Antonio Paolacci, ex editor Perdisa Pop e promotore del Progetto Santiago
Confesso di non aver ancora letto esordienti nel 2015 (sono un ritardatario cronico, io), ma per evitare di non segnalare nessuno, posso almeno dire che sono molto incuriosito da Luciano Funetta e il suo Dalle rovine (Tunué). Lo leggerò appena possibile.
Per quanto riguarda la pubblicazione più significativa, credo che si tratti del Moby-Dick ritradotto per Einaudi da Ottavio Fatica. Mi piace però segnalare anche un altro libro, uno di quelli che meriterebbero molta più attenzione di quanta ne ricevano: parlo di Planctus di Laura Liberale (Meridiano Zero).

Clara Patella, editor CaratteriMobili
«Vorrei un castello insanguinato»
In questo 2015 ritorna, finalmente, dopo lunghi anni di irreperibilità attraverso ogni canale di “approvvigionamento libri”, un fantastico e necessario – per tutti gli amanti di Rayuela – Cortázar. Grazie all’ammirevole lavoro di pianificazione, traduzione e revisione della casa editrice SUR giunge sugli scaffali delle nostre librerie Componibile 62, dai più conosciuto come il sequel o lo spin off del Gioco del mondo: un racconto enigmatico, un’invenzione allucinata costellata di personaggi strampalati e surreali che si muovono in una trama senza struttura.
«Chiamatemi Ishmael»
Continuando in una sorta di mappa sentimentale non si può non pensare che un’operazione editoriale importante in questo 2015 non sia stata una nuova e tanto attesa traduzione di un enorme “mostro” della letteratura classica: Moby-Dick. Dopo svariate traduzioni italiane, l’impresa compiuta da Ottavio Fatica per Einaudi pare essere la più riuscita, quella che meglio ha restituito il titanico conflitto tra l’uomo e Dio.
«La patria di un uomo sono i germi della sua saliva»
Uno degli esordi più folgoranti di questo 2015 è stato senza dubbio quello di Luciano Funetta con il suo romanzo Dalle rovine pubblicato dalla casa editrice Tunué nella collana Romanzi diretta da Vanni Santoni – che continua così nelle sue scelte valide e coraggiose. Un libro raffinato e visionario che racconta una materia sporca perversa dura e sanguinante attraverso continui riferimenti a un immaginario cinematografico e letterario; una trama noir, un’avventura selvaggia, dalla quale è difficile staccare gli occhi.

Marco Peano, editor Einaudi
Quasi a fine 2015, è arrivato l’esordio italiano che attendevo: Dalle rovine. L’ha scritto Luciano Funetta, l’ha pubblicato Tunué. Poiché il suo approdo in libreria è stato periglioso, nell’ambiente editoriale il romanzo – e di conseguenza anche l’autore – era noto come «quello dei serpenti», per via di un incipit difficilmente dimenticabile. Ma questo libro è molto di più: una discesa, o forse un’ascesa, che racconta la moltitudine e il caos; un linguaggio senza sbavature, che stritola il lettore.
E se ho ancora un po’ di spazio, è appena uscito per nottetempo Il grande animale, del talentuoso esordiente Gabriele Di Fronzo: un’esperienza di lettura perturbante, che consiglio.
Circa il libro più «significativo» dell’anno appena concluso, non posso non citare Atti osceni in luogo privato, dell’amico Marco Missiroli. Il romanzo, pubblicato a inizio 2015 da Feltrinelli, ha giustamente fatto incetta di premi e di critiche positive, ma soprattutto ha raccolto intorno a sé i lettori. Quello compiuto da Marco è un balzo avanti di molti passi rispetto al suo già notevole percorso autoriale.
In chiusura, segnalo Panorama di Tommaso Pincio (NN Editore). Un commovente inno alla lettura.

Vanni Santoni, editor Tunué
Anche se il regolamento che fissi, autorizzando a citare libri della propria casa editrice, pare un invito a fare il nome di un certo esordio decembrino già molto celebrato, sono contrario all’autocitazione. Dico quindi L’invenzione della madre di Marco Peano (minimum fax). Mi sono piaciuti anche Cade la terra di Carmen Pellegrino (Giunti) e La questione più che altro di Ginevra Lamberti (nottetempo).
Per la pubblicazione in assoluto, senz’altro Abbacinante. Il corpo di Mircea Cărtărescu (Voland): si tratta di un capolavoro, sebbene essendo la seconda parte di un trittico non sia pienamente fruibile senza leggere prima Abbacinante. L’ala sinistra, del 2007.

Chiara Valerio, editor nottetempo
Per me, il miglior esordio del 2015 è La questione più che altro di Ginevra Lamberti (nottetempo). Lo so, è un libro pubblicato da nottetempo e nottetempo è la casa editrice dove lavoro da tempo. Tuttavia, in piena coscienza (e intelletto e consiglio) penso che il romanzo di Lamberti aggiunga alla narrativa italiana non solo immagini, cosa che fa ogni libro che sia tale, ma una grammatica che allontana il dolore dal lamento e l’amore dal sentimentalismo. Il suo italiano è fermo e chiaro e dice come, nonostante il lavoro non ci sia, i genitori muoiano, le lumache lascino una bava gialla, Venezia non sia che un fondale per turisti e di Mestre meglio non dire, dice come esiste sempre un altro modo di raccontarsi le storie perché la felicità è una forma di responsabilità. L’altro esordio che mi ha convinta e incuriosita, sia per come è scritto che per quello che descrive, è Etica dell’acquario di Ilaria Gaspari (Voland), perché utilizza il genere (noir) come punto di vista, e cartone preparatorio, per raccontare l’asfissiante ma seducente mondo della Scuola Normale, e la scrittura di Gaspari segue i corridoi, si siede a mensa, scorre come il nodo delle invidie e dell’individualismo.

 

Qui trovate le scelte del 2014 da parte degli editor:
https://giovannituri.wordpress.com/2015/01/20/i-libri-migliori-pubblicati-negli-ultimi-mesi-secondo-gli-editor/

e dei critici:
https://giovannituri.wordpress.com/2015/01/22/i-libri-migliori-pubblicati-negli-ultimi-mesi-secondo-i-critici-letterari/

Qui invece quelle del 2013:
https://giovannituri.wordpress.com/2014/01/23/gli-esordi-italiani-e-le-pubblicazioni-piu-importanti-del-2013/

15 thoughts on “I libri migliori degli ultimi mesi scelti da editor e direttori editoriali

  1. amanda ha detto:

    grazie Giovanni

  2. FIFM ha detto:

    bella rassegna! davvero interessante

  3. Lady Nadia ha detto:

    Molto molto interessante anche per il mio lavoro. Libraia da piu’ di vent’anni in Giunti. Spesso durante le riunioni di aggiornamento veniamo a conoscenza di qualche meccanismo riguardo alle aste o alla scelta delle pubblicazioni. Scrivo da sempre e sono da pochissimo approdata in WP. Anche se questa piattaforma non e’ esclusiva in narrativa devo dire che sto trovando molte soddisfazioni. Il mio sogno e’ abbastanza umile. Non e’ un lavoro scrivere romanzi. Al giorno d’oggi non si puo’ sperare di vivere con i profitti di un paio di pubblicazioni. E’ una passione. Chi ci prova a scrivere un romanzo lo deve fare innanzitutto per un suo bisogno, una sua forte ispirazione e una sua soddisfazione personale. Per questo, per mettermi alla prova, ho deciso di “regalare” dei lavori a questa piattaforma per confrontarmi con un pubblico e migliorarmi ancora. Intanto sto lavorando alla stesura di un romanzo che MAI autopubblichero’ ma a lavoro ultimato, presentero’ a qualche casa editrice. Un piacere aver trovato questo blog. Cari saluti. Nadia.

  4. flaviovillani ha detto:

    L’ha ribloggato su Flavio Villanie ha commentato:
    Una bella carrellata di esordi narrativi che può servire anche da guida per chi non vuole perdersi nel marasma di titoli in continua uscita.

  5. […] la pubblicazione, su Vita da editor, del consueto post annuale sui migliori libri dell’anno secondo gli editor. Vi si può trovare anche la mia opinione, ma soprattutto il trionfo di Dalle rovine, il più […]

  6. GiuseppeC ha detto:

    Grazie, eccellente rassegna per future letture. Magari qualcuno di buona volonta’ potra’ spiegare perche’ il qui generalmente riconosciuto fenomenale libro di Funetta, “noto nell’ambiente editoriale come quello dei serpenti”, non sia stato pubblicato da una major. Gavetta?

    • Giovanni Turi ha detto:

      Forse perché sia il protagonista (un allevatore di serpenti) sia l’immaginario (quello del cinema erotico) sono stati ritenuti troppo audaci per un pubblico generico.
      Domani ti suggerisco di dare un’occhiata alle scelte della critica e tra una decina di giorni all’intervista a Funetta. 😉

    • Cancer ha detto:

      io dico che è perché vivono nel terrore: dopo mille flop hanno paura e non osano più investire in un esordiente. Oppure perché non sanno proprio più riconoscere le cose di valore. Oppure (la butto) perché in un contesto di precariato diffuso preferiscono autori <> su cui non c’è da lavorare sull’editing.

      • Giovanni Turi ha detto:

        Mi spiace, ma dissento su tutta la linea: di esordi se ne pubblicano ancora tanti; se non sapessero riconoscere le opere di valore, il romanzo di Funetta li avrebbe lasciati indifferenti anche ora che è edito; l’editing sul testo di un autore già noto è spesso ancora più complesso.

  7. […] Dalle Rovine è stato il romanzo d’esordio del 2015 più apprezzato tra editor e direttori editoriali, qui vi spiegano perché: https://giovannituri.wordpress.com/2016/01/19/i-libri-migliori-degli-ultimi-mesi-scelti-da-editor-e-&#8230; […]

  8. […] rovine, il primo romanzo di Luciano Funetta, è stato definito il miglior esordio italiano da diversi editor e direttori editoriali italiani ; una definizione di per sé sufficiente a […]

  9. Alessio ha detto:

    Come Gabriele Dadati, direttore editoriale del Papero, non credo di essere il solo che prova un radicato innamoramento per Il Quinto Evangelio di Mario Pomilio.

  10. […] sui libri migliori dello scorso anno ne sono apparsi davvero troppi, dopo tre anni (2013, 2014, 2015) ho quindi deciso di cambiare la domanda e di chiedere quale sia stato e come mai il titolo più […]

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