Alessandra Sarchi – Professione scrittore 11

????????

Alessandra Sarchi, studiosa di storia dell’arte con un dottorato di ricerca all’Università Ca’ Foscari di Venezia, ha esordito nel 2008 con una raccolta di racconti: Segni sottili e clandestini (Diabasis); successivamente sono stati pubblicati da Einaudi Stile libero i romanzi Violazione (vincitore del premio “Paolo Volponi Opera prima”) e L’amore normale.
Il suo sito internet è: http://www.alessandrasarchi.it/.

Quando e perché hai iniziato a scrivere?
Ho scritto fin da quando ero piccola. Quaderni di favole e rielaborazioni di fumetti o cartoni animati che facevo incollando figure e frasi. Scrivere era soprattutto un tentativo di rielaborare il vissuto, o il visto, riprodurne l’essenza a parole, stupendomi ogni volta che fosse così inafferrabile. Credo di aver sempre avuto un’attrazione mimetica per la vita: riprodurla, ricrearla. Ho continuato a scrivere al liceo e all’università. L’intento di scrivere per pubblicare si è manifestato però relativamente tardi, per molto tempo ho schiacciato la scrittura espressiva o creativa dentro le maglie di quella della critica d’arte. Un grave incidente d’auto mi ha messo davanti all’evidenza che non potevo rimandare all’infinito un’urgenza che fino a quel punto ero riuscita a dirottare altrove. Ho capito che il tempo non era infinito davanti a me, e dovevo concentrarmi su quella che mi sembrava la priorità.

Come sei giunta alla casa editrice del tuo esordio, Diabasis, e quando hai deciso di affidarti all’Agenzia Letteraria Internazionale (Ali)?
Il mio incontro con Diabasis è avvenuto grazie ad Alessandro Scansani che ne è stato direttore editoriale fino a qualche anno fa, quando è venuto mancare. Scansani lesse i miei racconti e decise di pubblicarli senza molti indugi, essendo un piccolo editore con un catalogo solido e ben costruito poteva permettersi scelte personalissime e anche rischiose, come pubblicare i racconti di una esordiente come me. L’agenzia Ali mi ha cercato dopo l’uscita di Violazione, il mio primo romanzo, pubblicato con Einaudi Stile libero. Ali è una delle più antiche agenzie letterarie in Italia, con un numero di autori ‘classici’ moderni notevole, credo che all’epoca e tuttora stessero facendo una campagna di apertura a nuovi autori di cui gestire i diritti.

Cosa ha rappresentato per te pubblicare i successivi due romanzi con Einaudi Stile libero?
L’incontro con Einaudi è avvenuto tramite Giulio Mozzi che all’epoca, 2010, ne era consulente. Giulio, Rosella Postorino, Severino Cesari e Paolo Repetti sono stati, e sono, interlocutori importanti che mi hanno aiutato a misurarmi con i meccanismi della grande editoria. Tutto quello che viene prima e dopo la pubblicazione di un libro. Non è stato tutto rose e fiori, gli autori Einaudi sono tanti e di qualità, talora si avverte la competizione interna, talora si ha l’impressione di essere una delle tante pedine di questa roulette russa che pare essere oggi l’editoria. Ma questo, un po’ come avviene con gli attacchi batterici, dovrebbe rafforzare le difese di chi vuole scrivere e la convinzione in quello che intende fare. Oggi ci sono tanti modi per essere scrittori, spesso legati alla proiezione di una certa immagine di sé, costruita attraverso i media, o fatti extra-letterari. Qualche volta mi trovo a invidiare una scelta come quella di Elena Ferrante che da sempre ha precluso l’accesso alla propria identità e vita privata, si tratta di una scelta estrema e che probabilmente riesce solo laddove l’autore ha una seconda vita. Io che invece ho deciso di essere l’autrice di Violazione e de L’amore normale ho anche scelto, inevitabilmente, di far coincidere buone fette della mia identità con quei romanzi. E questo direi che è il cambiamento più vistoso avvenuto dopo la loro pubblicazione, per chi li ha letti e mi parla: io sono anche i miei libri.

Chi sono stati i tuoi editor e come avete lavorato sui testi?
A Violazione ho lavorato con Giulio Mozzi in una prima fase, piuttosto laboriosa, e in un secondo momento con Rosella Postorino. Mentre l’editing de L’amore normale l’ho fatto interamente con Rosella Postorino a parte alcuni, finali e non trascurabili, suggerimenti di Severino Cesari. Con tutti loro ho lavorato molto bene. L’editing è un’esperienza di grande intimità, un po’ come sottoporsi alle mani di un massaggiatore o sottostare alle cure e alle attenzioni di un allenatore che su di te ha deciso di investire e vuole portarti al meglio delle tue possibilità. Non è stato, in entrambi i casi, indolore: ritornare sulla propria scrittura, è fatica, ma è uno sforzo necessario, a me ha consentito di mettere a fuoco tanti elementi sotterranei, e soprattutto di quanta rimozione si nutra il mio scrivere. Solo un altro può farti vedere e rendere consapevole di ciò che ti porti sottopelle. Allora le scelte linguistiche, la struttura, la sintassi emergono per quello che devono essere: uno stile personale.

Ultimamente stai dedicando più tempo alla scrittura o alla lettura? Quali sono le ultime opere che hai apprezzato?
In questo periodo sto cercando di leggere più che scrivere. Ho appena finito Il libro delle parabole di Per Olov Enquist, un autore che amo molto e mi ha colpito, visto che segue di poco la lettura di due libri che ho pure apprezzato, Il posto e La vergogna di Annie Ernaux, il diverso intendimento dell’autobiografia di questi due autori. Frontale e distanziante, perché sempre sottomesso a un giudizio critico, quello di Ernaux che parla in prima persona, intimo, ipnotico e confessionale quello di Enquist che invece, paradossalmente, parla di sé in terza persona. Mi ha fatto riflettere l’esito così diverso di questi libri e rispetto all’insistenza italiana sull’autofiction mi è venuta in mente una frase di Oscar Wilde, quasi un aforisma: “L’uomo non è se stesso quando parla in prima persona. Dategli una maschera e vi dirà la verità.”

Un consiglio agli aspiranti scrittori?
Capire se scrivere è davvero una questione di vita o di morte per loro, se c’è una necessità a farlo che travalichi il bisogno psicologico immediato, e assomigli, per usare una parola che oggi si usa poco, a una vocazione.

Qui le precedenti interviste a Omar Di Monopoli, Elisa Ruotolo, Paolo Cognetti, Ignazio Tarantino, Flavia Piccinni, Francesca Scotti, Antonella Lattanzi, Fabio Geda, Giuseppe Merico, Paolo Di Paolo: https://giovannituri.wordpress.com/category/professione-scrittore/

4 thoughts on “Alessandra Sarchi – Professione scrittore 11

  1. ilcorsarobianco ha detto:

    L’ha ribloggato su Il Corsaro Biancoe ha commentato:
    Un’intervista carina ad un’autrice che non ho mai letto (e chissà se la riuscirò mai a leggere), che mi ha fatto tornare in mente l’idea di scrivere una tesi di laurea sulla figura dell’editor. Mi piacerebbe esplorare il lavoro di questo demiurgo multiforme – e da quanto apprendo da questa intervista più socratico che platonico – della narrativa italiana.

Lascia un commento