Intervista a Chiara Fattori, editor e direttrice editoriale di Intermezzi

logo-intermezzi-editoreChiara Fattori ha fondato Intermezzi Editore nel 2008, insieme a Manuele Vannucci e Attilio Scullari: la loro è una casa editrice che pubblica pochi libri l’anno e li vende online e attraverso una rete di librerie fiduciarie, rinunciando ad avvalersi di un distributore.

Quando avete creato Intermezzi Editore cosa vi distingueva dagli altri marchi esistenti e in che modo il vostro progetto è mutato negli anni?
Intermezzi era la casa editrice di tre trentenni con poca esperienza di questo mestiere ma con grande passione e voglia di fare. Abbiamo pubblicato testi che ci piacevano, che ci era piaciuto leggere e che speravamo potessero piacere anche ai lettori. Credo che questa freschezza e ingenuità si sentisse e che in qualche modo ci rendesse unici. Erano gli anni in cui i social network erano la grande novità e da amanti della rete cominciavamo a usarli, li usammo per far partire Intermezzi, per farla conoscere, e la cosa, devo ammettere, ci riuscì anche facile.
Negli anni siamo diventati iper-selettivi nella scelta del materiale: avendo poco tempo da dedicare a questa attività, pubblichiamo solo quello che ci convince di più, dedicandoci soprattutto alla nostra collana di narrativa breve in e-book, Ottantamila, storie che non superano le 80.000 battute, una misura atipica per il cartaceo, soprattutto perché difficilmente sostenibile, ma che si adatta molto bene al supporto digitale e ai ritmi di vita che molti lettori hanno, e sinceramente si adatta anche molto bene a una editor part-time come sono io. Continua a leggere

I libri migliori pubblicati negli ultimi mesi secondo gli editor

2014

Ho chiesto a editor e critici letterari quale ritengono sia stato l’esordio italiano più interessante e quale la pubblicazione più significativa dell’anno appena concluso; qualcuno ha indicato anche libri dati alle stampe alla fine del 2013, non me ne sono fatto un problema, dal momento che l’intento è semplicemente quello di scoprire gusti e criteri di valore di chi legge per professione, ma anche provare a discernere tra le tante novità librarie quelle che meritano particolare attenzione.
Oggi vi propongo le risposte degli editor (a cui ho consentito di far riferimento anche a testi da loro editati), a breve pubblicherò quelle dei critici.

Gabriele Dadati, editor Laurana
Direi che in casa Einaudi si è fatto notare, per una qualità senz’altro “non omologata”, Cartongesso di Francesco Maino. Ma confesso che nel 2014 ho prestato meno attenzione del solito a questo ambito della produzione libraria, e sono abbastanza sicuro che il mio radar si è fatto sfuggire chissà quanto.
Per quanto riguarda “la pubblicazione più significativa” del 2014 credo sia stata – sul momento, anche se non credo sia un titolo di particolare durata: ma è la sua stessa natura a comportarlo – Il capitale nel XXI secolo di Thomas Piketty (Bompiani). Indico un saggio e non un romanzo perché è talmente addentro al momento storico in cui viviamo che la riflessione a cui induce ci investe davvero con grande forza.

Daniela Di Sora, direttrice editoriale Voland
Per quanto riguarda l’esordio italiano più interessante non sono in grado di pronunciarmi, ci tengo però a segnalare quello che è stato il libro di autore italiano da me più amato nel 2014: La vita in tempo di pace di Francesco Pecoraro, pubblicato da Ponte alle Grazie. Un romanzo perfetto: denso, ben congegnato, appassionante, non riuscivo a staccarmi da quelle pagine in cui ho ritrovato tanto della mia vita, dei miei errori, delle mie insicurezze. Non è un esordio e si sente, Francesco Pecoraro è un autore che domina perfettamente la lingua e la struttura.
Mi ero inoltre proposta di non nominare la Voland, ma credo sinceramente che una delle pubblicazioni più significative del 2014 sia Taccuini 1919-21 di Marina Cvetaeva. Un libro sconvolgente per perfezione linguistica, splendidamente resa in traduzione da Pina Napolitano che è musicista oltre che traduttrice dal russo, e si avverte in queste pagine. Un libro di appunti presi quasi quotidianamente nel corso di quegli anni durissimi per la Russia; alcune pagine sono difficili da sopportare per il dolore che contengono, ma quasi ogni riga potrebbe essere citata: illuminazioni geniali, poesia pura, vita quotidiana affrontata con leggerezza. Un viaggio in un mondo che pochi conoscono, e in un’anima eccezionale nella sua limpidezza e nella sua ostinata volontà di interpretare il mondo.

Alice Di Stefano, editor Fazi
Per il 2014 non ho trovato esordienti di mio gradimento (almeno tra quelli che sono riuscita a leggere quest’anno – Cartongesso di Francesco Maino, ad esempio, mi interessava moltissimo, ma non ho avuto tempo di dedicarmici) se non, naturalmente, due di mia scelta targati Fazi: Adelante di Silvia Noli e La ragazza di Scampia di Francesco Mari, entrambi per la freschezza della narrazione, uno stile originale e una lingua tersa, pulita ma mai scontata. Quindi non saprei che dire al riguardo e passerei direttamente alle opere seconde, terze, quarte, ecc.: Bella mia di Donatella Di Pietrantonio (Elliot) mi è piaciuto molto, confermando il grande talento dell’autrice, così come Lisario o il piacere infinito delle donne di Antonella Cilento (Mondadori). Lacci di Domenico Starnone (Einaudi) è stata una sicurezza; Lezioni in paradiso di Fabio Bartolomei (e/o) un modo per rileggere questo amato autore. L’allegria degli angoli di Marco Presta (Einaudi) infine mi ha riportato alla mente l’intelligente leggerezza di Un calcio in bocca fa miracoli (e non è poco). Segnalo anche la ripubblicazione della Tregua di Mario Benedetti (Nottetempo), un libro delicato, poetico e intensamente profondo, senz’altro difficile da dimenticare.

Linda Fava, ex editor Isbn
L’esordio più promettente e brillante che ho letto nel 2014 forse è Il posto più strano dove mi sono innamorata di Mari Accardi (Terre di mezzo), per il suo stile che sembra implodere di umorismo e commozione.
Un testo molto emblematico del 2014 secondo me è Not That Kind of Girl di Lena Dunham (in Italia pubblicato da Sperling & Kupfer): questa ragazza ormai è diventata l’icona di un nuovo tipo di “girls’ culture”, ha spalancato la strada definitivamente – si spera – a modelli femminili anticonvenzionali, sia dal punto di vista estetico che da quello intellettuale.
Una delle cose più significative accadute dal punto di vista editoriale, invece, è il successo internazionale della tetralogia di Elena Ferrante (e/o): rappresenta il trionfo assoluto dell’orizzontalità e della narrazione lunga, ed è l’unica tra le mie letture dell’anno scorso per cui userei il verbo “divorare”. Continua a leggere

Alessandra Sarchi – Professione scrittore 11

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Alessandra Sarchi, studiosa di storia dell’arte con un dottorato di ricerca all’Università Ca’ Foscari di Venezia, ha esordito nel 2008 con una raccolta di racconti: Segni sottili e clandestini (Diabasis); successivamente sono stati pubblicati da Einaudi Stile libero i romanzi Violazione (vincitore del premio “Paolo Volponi Opera prima”) e L’amore normale.
Il suo sito internet è: http://www.alessandrasarchi.it/.

Quando e perché hai iniziato a scrivere?
Ho scritto fin da quando ero piccola. Quaderni di favole e rielaborazioni di fumetti o cartoni animati che facevo incollando figure e frasi. Scrivere era soprattutto un tentativo di rielaborare il vissuto, o il visto, riprodurne l’essenza a parole, stupendomi ogni volta che fosse così inafferrabile. Credo di aver sempre avuto un’attrazione mimetica per la vita: riprodurla, ricrearla. Ho continuato a scrivere al liceo e all’università. L’intento di scrivere per pubblicare si è manifestato però relativamente tardi, per molto tempo ho schiacciato la scrittura espressiva o creativa dentro le maglie di quella della critica d’arte. Un grave incidente d’auto mi ha messo davanti all’evidenza che non potevo rimandare all’infinito un’urgenza che fino a quel punto ero riuscita a dirottare altrove. Ho capito che il tempo non era infinito davanti a me, e dovevo concentrarmi su quella che mi sembrava la priorità.

Come sei giunta alla casa editrice del tuo esordio, Diabasis, e quando hai deciso di affidarti all’Agenzia Letteraria Internazionale (Ali)?
Il mio incontro con Diabasis è avvenuto grazie ad Alessandro Scansani che ne è stato direttore editoriale fino a qualche anno fa, quando è venuto mancare. Scansani lesse i miei racconti e decise di pubblicarli senza molti indugi, essendo un piccolo editore con un catalogo solido e ben costruito poteva permettersi scelte personalissime e anche rischiose, come pubblicare i racconti di una esordiente come me. L’agenzia Ali mi ha cercato dopo l’uscita di Violazione, il mio primo romanzo, pubblicato con Einaudi Stile libero. Ali è una delle più antiche agenzie letterarie in Italia, con un numero di autori ‘classici’ moderni notevole, credo che all’epoca e tuttora stessero facendo una campagna di apertura a nuovi autori di cui gestire i diritti.

Cosa ha rappresentato per te pubblicare i successivi due romanzi con Einaudi Stile libero?
L’incontro con Einaudi è avvenuto tramite Giulio Mozzi che all’epoca, 2010, ne era consulente. Giulio, Rosella Postorino, Severino Cesari e Paolo Repetti sono stati, e sono, interlocutori importanti che mi hanno aiutato a misurarmi con i meccanismi della grande editoria. Tutto quello che viene prima e dopo la pubblicazione di un libro. Non è stato tutto rose e fiori, gli autori Einaudi sono tanti e di qualità, talora si avverte la competizione interna, talora si ha l’impressione di essere una delle tante pedine di questa roulette russa che pare essere oggi l’editoria. Ma questo, un po’ come avviene con gli attacchi batterici, dovrebbe rafforzare le difese di chi vuole scrivere e la convinzione in quello che intende fare. Oggi ci sono tanti modi per essere scrittori, spesso legati alla proiezione di una certa immagine di sé, costruita attraverso i media, o fatti extra-letterari. Qualche volta mi trovo a invidiare una scelta come quella di Elena Ferrante che da sempre ha precluso l’accesso alla propria identità e vita privata, si tratta di una scelta estrema e che probabilmente riesce solo laddove l’autore ha una seconda vita. Io che invece ho deciso di essere l’autrice di Violazione e de L’amore normale ho anche scelto, inevitabilmente, di far coincidere buone fette della mia identità con quei romanzi. E questo direi che è il cambiamento più vistoso avvenuto dopo la loro pubblicazione, per chi li ha letti e mi parla: io sono anche i miei libri. Continua a leggere

Intervista a Claudio Ceciarelli, editor Edizioni e/o

eo edizioni logoClaudio Ceciarelli ha collaborato con le case editrici Theoria, Einaudi (collana Stile libero), Adnkronos Libri; ora è l’editor della narrativa italiana delle Edizioni e/o.

Quale percorso professionale ti ha portato a diventare editor e come sei giunto infine alle Edizioni e/o?
Dopo la laurea in Filosofia ero in attesa di entrare nella redazione dell’Enciclopedia delle scienze sociali della Treccani. Conobbi casualmente (era il 1988) Beniamino Vignola, fondatore di Theoria, e feci con lui una lunga chiacchierata alla fine della quale mi propose di “dargli una mano” nelle attività redazionali della casa editrice. Dopo un mese di volontariato nella sede romana di via Severano capii che quella era la cosa che volevo fare da grande. Ebbi la fortuna di imparare “sul campo”, senza scuole particolari, ma con l’esempio e l’aiuto di grandi professionisti come Severino Cesari, Paolo Repetti, Ottavio Fatica e il compianto Malcolm Skey, per citarne solo alcuni. La fine dell’esperienza di Theoria – causata dalle crescenti difficoltà finanziarie che condussero la casa editrice al fallimento – fu per me per molti versi traumatica, ma mi lasciò intatta la voglia di continuare. E così, dopo un paio d’anni passati a fare altro per campare, alla prima occasione (la nascita di Stile libero) mi rituffai nel mondo dell’editoria, dividendomi tra la cura di alcuni titoli della collana e l’attività di direttore editoriale dell’Adnkronos Libri, esperienza chiusasi nel 2001. A quel punto lavorai per alcuni anni a tempo pieno a Stile libero finché nel 2005 non lasciai la redazione della collana – divenuta nel frattempo una vera e propria casa editrice nella casa editrice – per problemi di salute, superati i quali iniziai la felice collaborazione tuttora in essere con Sandro Ferri e Sandra Ozzola di e/o in qualità di editor per la narrativa italiana.

Quanti dei testi pubblicati vi pervengono attraverso la procedura indicata sul sito delle Edizioni e/o (http://www.edizionieo.it/proposte.php)?
Un paio all’anno se va bene, ma in compenso il faticoso lavoro di selezione e scrematura ci consente di avere il polso sull’evoluzione dei gusti e delle tendenze letterarie che provengono dalla pancia del Paese che scrive. Per esempio, da due o tre anni a questa parte è aumentato in maniera esponenziale il numero delle sceneggiature-in-forma-di-romanzo, chiaro segno a mio parere di un influsso crescente del cinema e della televisione, con le rispettive sintassi, sul modo di pensare e fare letteratura. Gli esiti sono quasi sempre discutibili, ma è indubbio che la lingua letteraria abbia subìto e stia subendo un processo di trasformazione che potrebbe diventare epocale.

Quanto contano nel tuo lavoro i criteri letterari e quanto gli orientamenti del mercato?
Gli “orientamenti del mercato” non sono una bestemmia, ma sicuramente il gusto personale degli editori e mio determina le scelte dei titoli da pubblicare molto più dell’inseguire le mode del momento. È in questo il DNA della casa editrice, che ne contraddistingue la storia, l’identità attuale e, spero, quella futura. Continua a leggere