ULTIMA USCITA PER BROOKLYN di Hubert Selby Jr., recensione

Hubert Selby Jr_UltimaUscitaPerBrooklyn_copertinaRiproposta da SUR, nella nuova traduzione di Martina Testa, l’opera che ha ispirato Altri libertini di Tondelli: Ultima uscita per Brooklyn

Con il titolo Ultima fermata per Brooklyn, la raccolta di racconti di Hubert Selby Jr. era già stata pubblicata in Italia nel 1966 da Feltrinelli e comportò un processo per oscenità a carico dell’editore. Ora riproposta da SUR con una prefazione di Paolo Cognetti e nella traduzione di Martina Testa, che ritocca il titolo in Ultima uscita per Brooklyn, l’opera preserva tutta la sua carica dirompente; l’autore, ex marine con problemi di tossicodipendenza, non teme infatti l’estremo né se ne compiace, semplicemente non distoglie mai lo sguardo, anche quando il pudore, la vergogna o l’orrore suggerirebbero di farlo: «ECCOLO LÀ, ECCOLO LÀ, QUEL PEZZODIMERDA HA PROVATO A FARMI UN POMPINO. Harry si staccò dal cartellone e cominciò ad allungare le braccia ma Vinnie gli diede un pugno su una guancia. Brutto pervertito schifoso. Qualcun altro lo colpì alla nuca e Harry cadde a terra e lo presero a calci e a pestoni […]. Due ragazzi lo tirarono su e gli allargarono le braccia e gliele appesero a uno dei pali orizzontali che reggevano il cartellone e gli si attaccarono alle braccia con tutto il peso e la forza finché le articolazioni delle spalle non si tesero al massimo, minacciando di spezzarsi, e a turni lo presero a cazzotti in pancia, sul petto e in faccia fino a fargli sanguinare gli occhi, poi qualcun altro andò a dare manforte ai due che gli tiravano le braccia e ci si misero tutti insieme finché non si sentì uno schiocco […]». Come si evince, la scrittura è dura, cruda, martellante, fagocita senza interruzioni i discorsi diretti, per lo più gridati, e contribuisce a creare un’atmosfera di degrado e inquietudine, in cui la violenza è abitudinario antidoto alla noia.
È forse questa unitarietà dello sfondo, insieme al ripresentarsi di alcuni personaggi, a far definire Ultima uscita per Brooklyn “romanzo a episodi”, sebbene si tratti propriamente di sei racconti, due dei quali apparsi in rivista tra la fine degli anni ’50 e l’inizio dei ’60: È morta la regina e Tralala, due storie di umiliazione, rispettivamente di un transessuale e di una baldracca. Il brano citato poco sopra è tratto invece da Sciopero, che ha per protagonista un operaio sbruffone che scopre con sgomento le proprie inclinazioni sessuali. Predomina la solitudine, in queste pagine, anche quando si è parte di un branco e non c’è amore che non sia torbido: è l’impattarsi dei corpi durante la lotta, il sesso o nella tesa convivenza domestica uno dei temi cruciali di Hubert Selby Jr. che nel congedo, Lafinedelmondo, mostra in una successione di quadri l’abbrutimento e il cinismo degli abitanti di un comprensorio di case popolari di quell’America periferica e oscura che avrebbe poi ispirato anche scrittori come Charles Bukowski e, ancor più, Jerzy Kosinski.

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