Una lettura critica di Eduardo De Cunto del capolavoro di José Saramago
Avvertenza: se sei come me, se prima di leggere un romanzo non vuoi sapere nulla di nulla e uccideresti per impedire all’entusiasta recensore di turno di svelare trame e fornire chiavi di lettura che non saranno le tue, non leggere questo articolo.
Si fa un gran parlare di leggere libri in questo periodo di costrizione a casa e forse davvero non è una cattiva idea trarre il bene dal male e fare qualcosa di piacevole e di arricchente.
Tra i titoli più citati in quest’epoca di corona virus, accanto alla Peste di Albert Camus, ai Promessi sposi e al Decamerone, c’è Cecità di José Saramago, lettura che mi mancava. Per la verità mi mancava proprio Saramago e, dopo averlo letto, faccio ammenda e mi metto sui ceci.
Bene, parlavamo di piacere e arricchimento. Se il secondo termine del binomio è di certo azzeccato, devo ammettere che proprio piacere piacere, Cecità, considerati gli attuali chiari di luna, non lo regala. Intendiamoci: stiamo parlando di un capolavoro, ma anche di un testo amaro, spietato, duro, difficile. A cominciare dallo stile (quello inconfondibile dell’autore): un muro di testo continuo, senza a capo, senza interruzioni, senza segni grafici che indichino i dialoghi. A vedersi, toglie il fiato. Continua a leggere →