SCOMPARTIMENTO PER LETTORI E TACITURNI, Grazia Cherchi

Grazia CherchiScompartimento per lettori e taciturni è una raccolta di articoli e interviste pubblicata da Feltrinelli nel 1997, a due anni dalla morte di Grazia Cherchi, e riproposta da minimum fax. Ogni pagina ci dà conferma della curiosità intellettuale e della schiettezza di giudizio della Cherchi, che ha collaborato come consulente editoriale, oltre che con la stessa Feltrinelli, anche con Rizzoli e Arnoldo Mondadori, e come giornalista con testate come «L’Unità» e «Panorama», partecipando alla fondazione dei «Quaderni piacentini». I tesi raccolti sono apparsi per lo più negli anni ’80 e ruotano prevalentemente intorno al mondo dell’editoria e della letteratura, denunciando una frequente carenza di valori culturali e di professionalità (mali che si sono oggi acuiti) e cercando, di contro, di discernere e divulgare le opere e il pensiero di critici competenti e scrittori di talento. Riporto di seguito alcuni tra gli innumerevoli paragrafi che ho sottolineato.

 

Sui dattiloscritti
Da qualche lustro, e non per hobby, leggo dattiloscritti di narrativa italiana. […] Chi manda questi dattiloscritti? Un po’ tutti. Infatti, com’è noto, tutti credono di saper scrivere un romanzo. Carta e penna sono di uso generale e, così si crede, la lingua italiana, il cui vocabolario fra l’altro va sempre più comodamente riducendosi. [«Panorama», dicembre 1985]

Sull’editing
L’editing è un lavoro che richiede una forte dose di masochismo. Bisogna infatti tuffarsi nell’altrui personalità (anche stilistica) abdicando alla propria; in secondo luogo, a differenza che nei già citati paesi anglosassoni, è un lavoro che resta rigorosamente anonimo […]. [«Panorama», luglio 1987]

Sui risvolti di copertina
Sembra difficile scrivere un buon risvolto a un libro: pochi in Italia ne sono capaci. In genere, per dirla schietta, si leggono delle obbrobriose esaltazioni, di cui gli autori dovrebbero arrossire riparando immantinente all’estero, ma evitando, che so, la Russia se si è stati paragonati a Dostoevskij, la Germania se si è Mann redivivo eccetera. (Ma altro che arrossire: si viene infatti spesso a sapere che i risvolti più farneticanti e grotteschi, con indebiti riferimenti a Dostoevskij o a Mann, sono scritti di pugno dall’autore.) [«L’Unità», gennaio 1989]

Sui grandi editori
La grande editoria, val sempre la pena di ripeterlo, è, ormai dappertutto, non più di progetto ma di mercato, e quindi non sa più che farsene di chi non vede nel libro una merce come tante il cui dovere è di essere redditizia, ma lo considera in primis uno dei grandi aiuti e diletti della vita. [«Panorama», ottobre 1990]

Scompartimento per lettori e taciturniSulle recensioni
Per lavoro devo anche leggere molte recensioni, nelle quali dominano – ci si stanca a ripeterlo – il servilismo (al più si registra nel recensore il passaggio, con gli anni, dalla condizione di servo a quella di liberto) e la pigrizia (rieccoli i risvolti e le veline degli uffici stampa, al massimo variati di un aggettivo o rafforzati da un sinonimo). [«Panorama», maggio 1986]
La recensione come servizio per il lettore, in cui si prende in esame un libro informando, come si diceva una volta, sulla trama e fornendo insieme un giudizio – la “vecchia critica” – è quasi del tutto scomparsa (poche le eccezioni. [«Panorama», gennaio 1987]

Dall’intervista a Giuseppe Pontiggia su «Panorama», gennaio 1989
Cherchi: Ha una scaletta scritta (o in mente) prima di stendere un racconto o un capitolo?
Pontiggia: Essenziale, secondo me, è individuare il tema, che è come il germe di una pianta. Il terreno è il linguaggio, il tema deve nutrirsene e nutrirlo. La scaletta, per me, è abbastanza rischiosa. Tenta di programmare l’avventura e quindi le sottrae il suo significato; cerca di esorcizzare i pericoli, l’azzardo, la scoperta, cioè gli aspetti essenziali del viaggio, e finisce per cadere nel pericolo più grave, trasformare la narrazione nella sceneggiatura di un’idea.

Dall’intervista ad Andrea Zanzotto su «Panorama», dicembre 1989
Cherchi: Come nasce una sua poesia?
Zanzotto: È questa la domanda improponibile per eccellenza, anche se è giusto che venga posta. Se si sapesse davvero come nasce una poesia, questa non nascerebbe. Ci sono mille motivazioni dall’amore all’indignazione eccetera, ma sono secondarie. Ognuno poi ha modi e vie diversi. L’occhio non può vedere se stesso nell’atto di vedere, ma, post rem, si possono dedurre o inventare motivazioni e percorsi della nascita di una poesia. Se è poi davvero tale. […]

Dall’intervista a Lalla Romano su «Panorama», agosto 1991
Cherchi: Quando si scrive si pensa in genere a uno o più destinatari. È così anche per lei?
Romano: Scrivo soltanto allo scopo di dare esistenza a qualcosa che urge, che amo (perché sia). Ma è vero che scrivere suppone almeno uno che leggerà, anzi infiniti possibili “fruitori”. […] ma scrivendo non ho mai presente questo: che qualcuno leggerà. Posso addirittura affermare che se pensassi al lettore non mi sentirei libera. […] Il primo lettore e giudice sono io, ma nemmeno a me penso come lettore. Questo problema – la comunicazione – non sussiste, per me. L’altro è la creatura: il libro stesso.

1 thoughts on “SCOMPARTIMENTO PER LETTORI E TACITURNI, Grazia Cherchi

  1. Guido Sperandio ha detto:

    Nel caos totale odierno, nel “liquido” in cui siamo ormai immersi, la figura di una Chierchi e le sue parole, che pure già segnalano l’allentare, diventano archeologia. Ahi, ahi!…

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