PASSI di Jerzy Kosinski, recensione – About short stories

passi_kosinski copertinaJerzy Kosinski e la fenomenologia dell’abbrutimento

Passi (Elliot Edizioni, traduzione di Vincenzo Mantovani) è da molti considerato il capolavoro di Jerzy Kosinski, scrittore di origine polacca e statunitense di adozione, morto suicida nel 1991. Passi non è un romanzo, sebbene taluni lo definiscano tale, ma una successione di crudeli frammenti narrativi, scritti in prima persona, che compongono una sorta di fenomenologia dell’abbrutimento: non vi è mai una condanna, un giudizio, è come se ogni morale venisse sospesa in un’osservazione distaccata che si traduce in una prosa algida e lacerante.
Non è difficile immaginare lo scalpore che destò l’opera quando venne pubblicata, nel 1968, dal momento che ci sono dialoghi sulla fellatio e amori adulteri vissuti con disinvoltura, stupri di gruppo e di “altro tipo” (una ragazza per scommessa viene sottoposta alle voglie di un animale), vendette atroci compiute sui ignari bambini e giochi dagli esiti mortali, violenze fisiche e psicologiche, irrisione delle gerarchie militari e delle norme del vivere civile. Continua a leggere