L’INTRUSO di Luigi Bernardi, recensione

Luigi BernardiPubblicata postuma da DeA Planeta l’ultima opera di Luigi Bernardi, L’intruso

Già il titolo, L’intruso, sta a indicare l’anomalia di questo libro autobiografico all’interno della produzione letteraria di Luigi Bernardi, ma si riferisce anche al cancro che si è innestato nel suo corpo per devastarlo: «Mi scopro le dita delle mani e dei piedi strette ad artiglio. Parlassero, ringhierebbero. Non è un effetto collaterale della metastasi. È una postura che non mi era mai appartenuta e che adesso invece si avvia a diventare il mio biglietto da visita. Un principio di difesa, credo. Stringo fino a farmi male. Vorrei strappare forse, artigliare, menare colpi, proteggermi».
Non sono però solo pregne di dolore queste pagine, Continua a leggere

Intervista a Stefano Izzo, editor della narrativa italiana di DeA Planeta

Stefano Izzo, editor della DeA PlanetaAvevo già intervistato Stefano Izzo quando lavorava per Rizzoli; da qualche mese si occupa però della narrativa italiana di DeA Planeta: un nuovo e ambizioso marchio frutto della collaborazione tra il Gruppo Planeta e quello De Agostini. Sono dunque tornato a fargli qualche domanda per scoprirne di più su questa nuova impresa. Continua a leggere

I libri migliori pubblicati negli ultimi mesi secondo gli editor

2014

Ho chiesto a editor e critici letterari quale ritengono sia stato l’esordio italiano più interessante e quale la pubblicazione più significativa dell’anno appena concluso; qualcuno ha indicato anche libri dati alle stampe alla fine del 2013, non me ne sono fatto un problema, dal momento che l’intento è semplicemente quello di scoprire gusti e criteri di valore di chi legge per professione, ma anche provare a discernere tra le tante novità librarie quelle che meritano particolare attenzione.
Oggi vi propongo le risposte degli editor (a cui ho consentito di far riferimento anche a testi da loro editati), a breve pubblicherò quelle dei critici.

Gabriele Dadati, editor Laurana
Direi che in casa Einaudi si è fatto notare, per una qualità senz’altro “non omologata”, Cartongesso di Francesco Maino. Ma confesso che nel 2014 ho prestato meno attenzione del solito a questo ambito della produzione libraria, e sono abbastanza sicuro che il mio radar si è fatto sfuggire chissà quanto.
Per quanto riguarda “la pubblicazione più significativa” del 2014 credo sia stata – sul momento, anche se non credo sia un titolo di particolare durata: ma è la sua stessa natura a comportarlo – Il capitale nel XXI secolo di Thomas Piketty (Bompiani). Indico un saggio e non un romanzo perché è talmente addentro al momento storico in cui viviamo che la riflessione a cui induce ci investe davvero con grande forza.

Daniela Di Sora, direttrice editoriale Voland
Per quanto riguarda l’esordio italiano più interessante non sono in grado di pronunciarmi, ci tengo però a segnalare quello che è stato il libro di autore italiano da me più amato nel 2014: La vita in tempo di pace di Francesco Pecoraro, pubblicato da Ponte alle Grazie. Un romanzo perfetto: denso, ben congegnato, appassionante, non riuscivo a staccarmi da quelle pagine in cui ho ritrovato tanto della mia vita, dei miei errori, delle mie insicurezze. Non è un esordio e si sente, Francesco Pecoraro è un autore che domina perfettamente la lingua e la struttura.
Mi ero inoltre proposta di non nominare la Voland, ma credo sinceramente che una delle pubblicazioni più significative del 2014 sia Taccuini 1919-21 di Marina Cvetaeva. Un libro sconvolgente per perfezione linguistica, splendidamente resa in traduzione da Pina Napolitano che è musicista oltre che traduttrice dal russo, e si avverte in queste pagine. Un libro di appunti presi quasi quotidianamente nel corso di quegli anni durissimi per la Russia; alcune pagine sono difficili da sopportare per il dolore che contengono, ma quasi ogni riga potrebbe essere citata: illuminazioni geniali, poesia pura, vita quotidiana affrontata con leggerezza. Un viaggio in un mondo che pochi conoscono, e in un’anima eccezionale nella sua limpidezza e nella sua ostinata volontà di interpretare il mondo.

Alice Di Stefano, editor Fazi
Per il 2014 non ho trovato esordienti di mio gradimento (almeno tra quelli che sono riuscita a leggere quest’anno – Cartongesso di Francesco Maino, ad esempio, mi interessava moltissimo, ma non ho avuto tempo di dedicarmici) se non, naturalmente, due di mia scelta targati Fazi: Adelante di Silvia Noli e La ragazza di Scampia di Francesco Mari, entrambi per la freschezza della narrazione, uno stile originale e una lingua tersa, pulita ma mai scontata. Quindi non saprei che dire al riguardo e passerei direttamente alle opere seconde, terze, quarte, ecc.: Bella mia di Donatella Di Pietrantonio (Elliot) mi è piaciuto molto, confermando il grande talento dell’autrice, così come Lisario o il piacere infinito delle donne di Antonella Cilento (Mondadori). Lacci di Domenico Starnone (Einaudi) è stata una sicurezza; Lezioni in paradiso di Fabio Bartolomei (e/o) un modo per rileggere questo amato autore. L’allegria degli angoli di Marco Presta (Einaudi) infine mi ha riportato alla mente l’intelligente leggerezza di Un calcio in bocca fa miracoli (e non è poco). Segnalo anche la ripubblicazione della Tregua di Mario Benedetti (Nottetempo), un libro delicato, poetico e intensamente profondo, senz’altro difficile da dimenticare.

Linda Fava, ex editor Isbn
L’esordio più promettente e brillante che ho letto nel 2014 forse è Il posto più strano dove mi sono innamorata di Mari Accardi (Terre di mezzo), per il suo stile che sembra implodere di umorismo e commozione.
Un testo molto emblematico del 2014 secondo me è Not That Kind of Girl di Lena Dunham (in Italia pubblicato da Sperling & Kupfer): questa ragazza ormai è diventata l’icona di un nuovo tipo di “girls’ culture”, ha spalancato la strada definitivamente – si spera – a modelli femminili anticonvenzionali, sia dal punto di vista estetico che da quello intellettuale.
Una delle cose più significative accadute dal punto di vista editoriale, invece, è il successo internazionale della tetralogia di Elena Ferrante (e/o): rappresenta il trionfo assoluto dell’orizzontalità e della narrazione lunga, ed è l’unica tra le mie letture dell’anno scorso per cui userei il verbo “divorare”. Continua a leggere

Un corso gratuito di editoria con i protagonisti del settore

GET UP

GET UP! – svegliamo l’editoria, a Bari dal 7 al 22 novembre

In troppi sognano di “lavorare con i libri” senza sapere cosa significhi realmente; molti si barcamenano nel mondo editoriale senza avere le adeguate competenze; alcuni sono semplicemente curiosi di scoprire i retroscena delle professioni che ruotano intorno a una casa editrice. Ebbene, a costoro si rivolge GET UP! – svegliamo l’editoria, il corso gratuito organizzato dall’associazione culturale riga quarantadue e realizzato con il contributo dell’Iniziativa Laboratori dal Basso, promossa dalla Regione Puglia.

Grafica (G), editing (E), traduzione (T), ufficio stampa (U), progettazione (P), innovazione (!): saranno gli argomenti e gli ambiti professionali che verranno discussi da alcuni protagonisti del panorama editoriale italiano, attraverso lezioni e workshop che si terranno a Bari presso la Mediateca Regionale Pugliese (via Zanardelli, 30-36); sono, inoltre, previsti eventi e incontri informali alla Nuova Taverna del Maltese (via Nicolai, 67).

Tutti di alto profilo i relatori che metteranno la propria esperienza a disposizione dei partecipanti: Riccardo Falcinelli, grafico e art director di diverse case editrici (tra cui minimum fax ed Einaudi – collana Stile Libero); Claudio Ceciarelli, editor e/o; Stefano Izzo, editor Rizzoli; Marco Rossari e Tommaso Pincio, scrittori e traduttori; Roberta Solari, responsabile dell’ufficio stampa Marcos y Marcos; Marco Cassini, fondatore delle case editrici minimum fax e SUR; Alessandro Ludovico, direttore della rivista Neural e PhD alla Anglia Ruskin University di Cambridge (UK). Sul sito di riga quarantadue trovate sia una loro breve presentazione, sia il programma completo di GET UP!.

Gli esordi italiani e le pubblicazioni più importanti del 2013

Origami-2013

Ho posto agli editor intervistati e ad alcuni giornalisti e critici letterari questa domanda: “Quale ritiene sia stato l’esordio italiano più interessante e quale la pubblicazione più significativa del 2013?”. Ecco le loro opinioni.

Daniela Brogi, critico letterario
Tra le opere italiane d’esordio che sono riuscita a leggere nel 2013, il testo che più mi ha interessato, per la scelta del tema, come per l’ambizione compositiva, malgrado alcune debolezze di tenuta e di stile, è il romanzo A viso coperto, di Riccardo Gazzaniga, già vincitore del Premio Calvino 2012, e pubblicato nella collana Stile libero Einaudi. Ho apprezzato la scelta di costruire una trama che provasse a raccontare la violenza degli Ultras cercando di far entrare la scrittura dentro quel mondo, senza limitarsi a descriverlo sociologicamente. Da questo punto di vista il libro mi è parso originale.
Vedo due tendenze limitanti e prevalenti nella narrativa italiana più recente, anche nei suoi casi più rilevanti: da un lato l’indugio su un mondo molto, troppo prossimo a una quotidianità autoreferenziale e ripetitiva; e, dal lato opposto, l’attitudine a raccontare un mondo che si vuole osservare, sistemare, magari pure moralizzare, senza di fatto entrarci davvero. Ambedue gli aspetti possono essere limitanti, tanto più se si considera che, a dispetto delle letture e degli atteggiamenti postumi rispetto alla contemporaneità, il nostro presente è pieno di cambiamenti epocali e di contraddizioni da narrare.
Tra le pubblicazioni più significative invece segnalo I Melrose, i primi tre romanzi, pubblicati in un unico volume da Neri Pozza – il quarto, Lieto fine, è uscito qualche settimana fa. Il ciclo dei Melrose, scritto da Edward St Aubyn, compone un romanzo famigliare che a mio avviso rimarrà. E ancora, se posso, il romanzo dello scrittore bosniaco Aleksandar Hemon: Il libro delle mie vite (Einaudi), che è un significativo esempio di come la scrittura autobiografica possa mettere in gioco, in senso tanto etico quanto stilistico, questioni più essenziali dell’alternanza tra fiction, autofiction e non fiction, praticata, in Italia, con un gusto e una postura che talvolta corrono il pericolo di rinchiudersi nella maniera.

Raoul Bruni, critico letterario
Alla prima domanda rispondo: La caduta (Nutrimenti) di Giovanni Cocco; alla seconda: la traduzione integrale in inglese dello Zibaldone di Leopardi, curata da Michael Caesar e Franco D’Intino per l’editore statunitense Farrar, Straus and Giroux.

Serena Casini, junior editor della narrativa italiana ilSaggiatore
Personalmente guardo con curiosità a Francesco Formaggi, che quest’anno ha esordito con Neri Pozza con Il casale: controllato e metodico nella scrittura, attento alle pieghe della mente, la cui parola ha una sensibilità rara.
Difficilissimo dire quale sia per me la pubblicazione più significativa del 2013. Molto. E allora vado di affetti e di pancia e compaiono nella mente due nomi, e mi dispiace che siano non italiani ma così mi è venuto: La festa dell’insignificanza di Kundera, uscito per Adelphi (ho amato la chiacchierata dei cinque amici ritratti con ironico cinismo dal praghese-parigino), Stella distante (Adelphi) di Roberto Bolaño, che recensii con amore su Bookdetector.

Gabriele Dadati, editor della narrativa italiana Laurana Editore
Per me l’esordio italiano più interessante del 2013 è il romanzo L’ordine di Babele di Flavio Villani, che è stato pubblicato da Laurana Editore a novembre scorso. Pazienza se l’ha pubblicato l’editore di cui sono consulente, e quindi mi si taccerà di conflitto d’interessi, ma quello di Flavio è un libro come non se ne vedevano da anni. Non solo nell’ambito della narrativa italiana. Un libro veramente prodigioso.
La pubblicazione più significativa? Direi più che altro la decisione editoriale più significativa: quella di Adelphi di rimettere in commercio, uno dopo l’altro, i titoli dispersi di Emmanuel Carrère, a cominciare dal più importante: L’avversario.

Jacopo De Michelis, responsabile narrativa Marsilio Editori Continua a leggere

Intervista a Stefano Izzo, editor della narrativa italiana Rizzoli

rizzoli-libriStefano Izzo è editor della narrativa italiana Rizzoli e redattore di Granta Italia.

Quale percorso formativo e professionale ti ha portato a diventare editor Rizzoli?
Per entrare in una casa editrice, soprattutto una come la Rizzoli, a volte non basta avere talento, cultura, idee. A volte serve un colpo di fortuna, essere la persona giusta al momento giusto. Nel mio caso il colpo di fortuna si chiama Stefano Magagnoli, che nel 2005 fu casualmente ospite nell’agriturismo dei miei genitori nella campagna senese. All’epoca mi ero da poco laureato e lavoravo in un call center, covando il vago sogno di lavorare “intorno ai libri”, senza avere in verità alcuna consapevolezza di cosa si facesse realmente in una casa editrice. Avevo fatto vari tentativi, ma il massimo che avevo ottenuto era la possibilità di lavorare gratis per 12 mesi presso un editore scolastico: offerta rispedita al mittente. Magagnoli invece era un importante dirigente Mondadori (aveva da poco pubblicato Il Codice da Vinci…) e saltò fuori che cercava qualcuno che fosse giovane, intelligente, ma soprattutto avesse molta “fame”. Mi sono presentato, seduto di fronte a lui e, prima ancora ch’io potessi parlare, mi ha detto: «Ti faccio fare una prova. Se hai talento, sei il benvenuto. Altrimenti sei subito fuori». Una frase che mi intimorì, è chiaro, ma di cui apprezzai molto la schiettezza, e fu uno stimolo potente a sfruttare al meglio l’occasione. Poche settimane dopo, quando Stefano è approdato in Rizzoli, ho ricevuto la sua chiamata.

Oltre che dell’editing vero e proprio, ti occupi anche della selezione degli inediti? Attraverso quali canali vi giungono i manoscritti?
La selezione degli inediti è stato il mio primo incarico in casa editrice, ero il primo filtro delle centinaia di proposte che arrivavano ogni anno. Tra il 2005 e il 2008 credo di avere valutato circa un migliaio di dattiloscritti, leggendo per intero almeno la metà di essi, preparando per ciascuno un report dettagliato, rispondendo a tutti gli aspiranti. Questa parte del lavoro mi ha insegnato molto, in particolare mi ha permesso di affinare quella capacità di critica su cui si basa poi l’editing vero e proprio: in entrambi i casi si tratta di capire quali sono i punti forti e quelli deboli di un testo, se e come è possibile intervenire, se è un testo che può avere un pubblico o, almeno, una collocazione all’interno di un programma editoriale. Lo considero tuttora il passaggio obbligato per chiunque voglia imparare questo mestiere.
Quando ho iniziato, otto anni fa, la maggior parte delle proposte arrivava in cartaceo; oggi l’80% mi raggiunge via mail. Le agenzie letterarie sono forse il canale al quale diamo più attenzione, perché ciò che ci propongono ha già superato il loro vaglio. Ma tanti spediscono le loro pagine direttamente, senza intermediari. I più arditi mi contattano tramite i social network (cosa che però vorrei evitare…) o si fanno avanti a margine delle presentazioni in libreria. In generale apprezzo l’intraprendenza degli aspiranti scrittori perché soltanto chi è molto determinato e disposto a spendersi in prima persona può sperare, oggi, di vincere davvero la grande sfida. Continua a leggere