Nudo di madre, pubblicato prima da Bompiani e poi da Mondadori, ha per sottotitolo Manuale del perfetto Scrittore. In realtà è sia una sorta di autobiografia di Aldo Busi e un attraversamento della sua poetica, sia una riflessione illuminante sui rapporti tra scrittura e potere, editoria, pubblico, vita, denaro. Come sempre bisogna accogliere la sua sfida stilistica e accettare la commistione di consapevolezza e autocelebrazione, ma Busi è senza dubbio uno Scrittore e i brani riportati qui di seguito credo ne indichino la levatura.
Non vi è alcun rapporto simpatetico o materiale fra cultura e arte del sapere scrivere un romanzo.
Mentre il letterato si serve solo della sua cultura e del suo mestiere, lo Scrittore si serve del suo essere uomo […].
[…] la lingua dell’arte è originale, nasce solo dall’intelligenza dell’osservazione, e nessuna operazione retorica è più colta e più intellettuale per uno Scrittore di riuscire a dimenticarsi di ciò che sa per esprimere ciò che riesce a sentire facendo leva là dove si producono le grandiose e non catalogate onomatopee dell’umano: dal brusio della strada e della sua pancia.
[…] mentre uno Scrittore pensa e parla e scrive una lingua, i comuni mortali sono pensati e parlati e scritti da essa senza neppure mai accorgersene.
Lo scrittore che non ha la visionarietà di essere la sintesi di tutti gli uomini e di tutte le donne di ogni tempo passato e presente e futuro e al contempo di essere quel poco che è non è Scrittore.
[…] lo Scrittore dice del proprio essere uomo ciò che ogni uomo trova conveniente tacere per dire solo ciò che è convenuto si possa dire, cioè niente di quanto non sia già stato detto e ripetuto e codificato e non sia sconveniente.
[…] la grande letteratura, non prendendo alla lettera le apparenze dei ruoli assegnati alle persone – ai sessi… – dalla società e dai condizionamenti dell’educazione, aspetta la gente al varco della loro più intima verità e a ciascuna persona assegna il personaggio corrispondente che ne ribalti la facciata ufficiale.
E se la Letteratura non esalta gli esseri sociali incondizionatamente per la faccia che mostrano, neppure condanna gli esseri umani eccessivamente per l’altra che sono costretti prima o poi a rivelare.
La Letteratura richiede come leggio lo spartito dell’intero mondo, la musica solo la letteratura di se stessa […].
Amare e scrivere, cose che richiedono un atto di forza per abbandonarvisi, non possono darsi per debolezza, disperazione, compromesso, tendenza all’ozio o voglia di concludere andando a letto o facendo finire una storia cominciata solo per vedere come va a finire. Continua a leggere →