Andrea Palombi dopo la collaborazione con la Cooperativa Spazio Linguistico, che si riuniva intorno alla cattedra di Tullio De Mauro, ha lavorato a lungo come giornalista per il Gruppo L’Espresso.
È direttore editoriale della casa editrice Nutrimenti che ha fondato nel 2001.
Come nasce la casa editrice Nutrimenti e cosa è cambiato del progetto originario in questo quindicennio di attività?
Nutrimenti nasce nel 2001 per iniziativa di due giornalisti e una art director. La prima ambizione è stata quella di creare uno spazio di approfondimento, in particolare sui temi dell’attualità. Quindi una saggistica agile e non accademica, ma da subito c’è stata anche la scelta per la letteratura di viaggio e in particolare per storie di mare e di vela, una scelta dettata dalla passione che accomunava tutti e tre i fondatori. Presto abbiamo poi cominciato a pubblicare narrativa, un settore che si è andato via via strutturando in modo sempre più preciso e che con gli anni ha assunto un rilievo sempre maggiore nei nostri piani editoriali.
Come vengono selezionate le opere di narrativa italiana e straniera? Mediamente in un anno quanti inediti vi arrivano all’indirizzo manoscritti@nutrimenti.net e quanti di questi entrano poi a far parte del vostro catalogo?
I testi ci arrivano attraverso molti canali diversi: collaboratori che fanno scouting per noi, agenti, case editrici estere, segnalazioni di amici o giornalisti, e infine proposte dirette degli autori. Direi che quest’ultimo è il canale di gran lunga più affollato, ma anche quello da cui proviene il minor numero di testi poi pubblicati. Riceviamo infatti fra i 10 e i 20 manoscritti inediti a settimana, ma purtroppo molto pochi si rivelano della qualità necessaria per essere pubblicati. La selezione avviene attraverso un primo screening, fatto da un redattore o da un collaboratore esterno, che opera una prima selezione e serve a individuare i testi che meritano una considerazione più attenta. Una seconda lettura, fatta da me o dal nostro editor Riccardo Trani, decide poi dell’eventuale pubblicazione.
Quanto contano nel tuo lavoro i criteri letterari e quanto gli orientamenti del mercato?
Contano entrambi. Nel senso che la nostra narrativa ha assunto negli anni connotati abbastanza precisi: cerchiamo testi che si contraddistinguano per qualità e innovazione, sia linguistica che strutturale, che in qualche modo esplorino i confini e le possibilità del testo narrativo, e cerchiamo di essere rigorosi nel non derogare da questi criteri. In sostanza: decidiamo sulla qualità del testo se pubblicare un libro o no, non solo e non tanto per il suo appeal commerciale, né tanto meno seguiamo mode editoriali del momento. Poi, com’è ovvio, siamo un’azienda che vive dei libri che vende, e come tale non può non collocarsi anche in un orizzonte commerciale. Ad esempio, cerchiamo testi di qualità, ma capaci di parlare ad una platea la più vasta possibile, non ci interessa la sperimentazione per pochi addetti ai lavori. E anche la collocazione dei titoli all’interno del piano editoriale, la scelta del periodo di uscita, tiene conto di come garantire il miglior risultato in termine di vendite. Continua a leggere