Piccoli editori con grandi idee

editoria indipendente_effequ_quodlibet_scrittura&scrittureProsegue il percorso di scoperta della piccola editoria e giunge alla terza tappa; a raccontarci il progetto delle loro case editrici questa volta sono Francesco Quatraro per Effequ, Manuel Orazi per Quodlibet, Chantal Corrado per Scrittura & Scritture. Continua a leggere

ABSOLUTELY NOTHING di Giorgio Vasta e Ramak Fazel, recensione

absolutely-nothing-signAbsolutely Nothing – Storie di sparizioni nei deserti americani, una guida intrisa di letterarietà ma anche un romanzo-saggio

Probabilmente non rimarrà deluso nemmeno chi si aspettava un altro romanzo dopo l’ottimo esordio narrativo di Giorgio Vasta con Il tempo materiale (minimum fax, 2008), cui era seguito Spaesamento (Laterza, 2010). Absolutely Nothing – Storie di sparizioni nei deserti americani (Quodlibet Humboldt) nasce sì come diario di viaggio, ma diventa un’opera letteraria inconsueta e totalizzante: «Le persone si fanno personaggi, la tortuosità si innalza a metodo e la carrozza del baedeker si trasforma nella zucca di una scrittura  che soprattutto suppone, finge, si arrangia, mente».
In verità Vasta, con il suo stile sorprendentemente denso e nitido, ripercorre davvero le tappe del coast to coast dalla California alla Louisiana, fatto con l’organizzatrice Giovanna Silva e il fotografo Ramak Fazel (suo l’apparato iconografico in appendice), ma lo fa secondo una successione non cronologica che procede per affinità e suggestioni: «[…] se anche il viaggio, com’è logico, ha previsto un prima e un dopo, il suo racconto funziona in un altro modo: il tempo si rompe, la linearità si perde, il ricordo si mescola all’oblio, la ricostruzione all’invenzione, il prima e il dopo si fanno relativi […]». Tanto che a un certo punto il viaggio termina e la narrazione prosegue a ritroso. Continua a leggere

SENZA TRAUMA di Daniele Giglioli, recensione

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Daniele Giglioli, Senza trauma. Scrittura dell’estremo e narrativa del nuovo millennio, Macerata, Quodlibet, 2011, pp. 116.

Daniele Giglioli in questo breve saggio parte dall’assunto che la nostra sia l’epoca «del trauma dell’assenza di trauma» e che questo generi una «scrittura dell’estremo» (p. 7). Durante la sua traversata della narrativa italiana contemporanea, e di alcune opere in particolare, si esime allora dall’esprimere giudizi di merito, per concentrarsi sulla ricerca di indizi che corroborino la sua tesi e per evidenziare una tendenza letteraria espressione dei tempi e anche, come si giunge a comprendere nelle ultime pagine, della nostra inettitudine.
Il linguaggio sensazionalistico dei media avrebbe esasperato a tal punto i riferimenti della comunicazione quotidiana che «senza il linguaggio del trauma […] non abbiamo più niente da dire su ciò che ci circonda» (p. 9), ecco allora che «la scrittura dell’estremo è il tentativo di rimotivare a posteriori i segni vuoti in cui ci specchiamo» (p. 18) attraverso una «strategia dell’oscenità» volta a produrre «intensità affettive disturbanti» (p. 24). Sarebbe nella letteratura “di genere” e nell’autofinzione che tale scrittura dell’estremo troverebbe le sue forme congeniali e Giglioli le analizza in due sezioni autonome, per poi riunificare il discorso nelle conclusioni. Continua a leggere