Grazie all’insonnia riesco a tenermi abbastanza aggiornato sugli ultimi libri pubblicati (anche se molti, troppi, sono ancora in lista d’attesa); ve ne consiglio alcuni, con i quali magari trascorrere le vacanze: Cielo rosso al mattino di Paul Lynch, Contea inglese di Silvio D’Arzo, Del dirsi addio di Marcello Fois, Il monastero di Zachar Prilepin, Il sovrano delle ombre di Javier Cercas, Potrebbe trattarsi di ali di Emilia Bersabea Cirillo, Una coltre di verde di Eudora Welty, Vita e morte delle aragoste di Nicola H. Cosentino e aggiungo anche il secondo numero di «The FLR – Desire/desiderio». Chiaramente, potreste leggerli anche in autunno o quando vi pare, intanto però prendete nota. Continua a leggere
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Pubblicazioni recenti: appunti di lettura e quinta pagella
In questa pagella Una cosa che volevo dirti da un po’ di Alice Munro, La strada del Donbas di Serhij Žadan, La stanza profonda di Vanni Santoni, La stanza di Therese di Francesco D’Isa, Lions di Bonnie Nadzam, A fuoco vivo di Ivan Ruccione e anche un’opera meno recente che merita però di raggiungere nuovi lettori: Neve, cane, piede di Claudio Morandini.
I racconti della Munro e il romanzo di Morandini li ho letti a seguito del suggerimento dato da Sandro Campani e da Alessandro Garigliano nelle rispettive interviste: a riprova del fatto che gli scrittori bravi sono anche buoni lettori (purtroppo non è invece vero il contrario, ma questo è un altro discorso).
Una cosa che volevo dirti da un po’, Alice Munro, Einaudi (traduzione di Susanna Basso)
In questi racconti c’è sempre un segreto, un’omissione che talvolta alimenta e altre seda le tensioni inespresse, i risentimenti che inquinano alcune esistenze. La Munro è abile nel rivelare le nostre meschinità, tanto quanto nello spiazzare il lettore nelle pagine o nei paragrafi conclusivi; con il suo stile sussurrato e tagliente fende i rapporti tra uomini e donne, tra giovani e anziani, tra consanguinei e in particolare tra sorelle (come nel testo che dà il titolo al volume o come nell’altrettanto splendido Cerimonia di commiato). La raccolta, riproposta da Einaudi, è del 1974 e dimostra un’autrice già pienamente matura, sebbene il Premio Nobel per la Letteratura le sia stato conferito solo nel 2013.
Voto: 8+ Continua a leggere
Pubblicazioni recenti: appunti di lettura e quarta pagella
In questa quarta pagella molto spazio ai racconti con Stamattina stasera troppo presto di James Baldwin, Karma clown di Altaf Tyrewala e I difetti fondamentali di Luca Ricci; una bella sorpresa, il romanzo La cosa giusta di Michele Cocchi, e poi due “classici contemporanei”, Satantango di László Krasznahorkai e Zero K di Don DeLillo. Infine, qualche nota su Povera patria di Stefano Savella e Lettera d’amore allo yeti di Enrico Macioci: due testi che mi sembrava ingiusto non menzionare e scorretto valutare, dal momento che nel tempo la stima per i due autori si è tramutata in amicizia. Continua a leggere
Pubblicazioni recenti: appunti di lettura e terza pagella
Cercare di tenere il passo con le novità editoriali che si susseguono incessantemente è impossibile, ancor più recensirle, ma in qualche modo continuo a provarci. Ecco la terza pagella con La vegetariana di Han Kang, Le cose che non facciamo di Andrés Neuman, Matteo ha perso il lavoro di Gonçalo M. Tavares, Medusa di Luca Bernardi, Tempo senza scelte di Paolo Di Paolo, L’ultimo viaggio di Soutine di Ralph Dutli, Tokyo transit di Fabrizio Patriarca, Il primo giorno della tartaruga di Sirio Lubreto.
La vegetariana, Han Kang, Adelphi (traduzione di Milena Zemira Ciccimarra)
Yeong-hye comincia a fare dei sogni che turbano prima il suo rapporto con il cibo di origine animale e poi gli equilibri del suo stare al mondo. È lei la protagonista di questo contundente romanzo, ma a raccontarci le tre fasi della sua parabola sono lo stolido marito (unico narratore in prima persona); poi il cognato, artista sperimentale che la coinvolgerà in una performance estrema; infine la sorella, sempre più impotente dinanzi al disfacimento del proprio mondo e alla metamorfosi vegetale di Yeong-hye. Quella di Han Kang è una scrittura estrema, scarna e inquieta, che mette in evidenza la solitudine e la fragilità di ogni vita, di ogni psiche; ecco perché con La vegetariana si è aggiudicata il prestigioso Man Booker International Prize del 2016.
Voto: 8+ Continua a leggere
Appunti di lettura su alcune pubblicazioni recenti
A stilare “pagelle” comincio a prenderci gusto, dopo quella dello scorso aprile, eccone un’altra che raggruppa La caduta delle consonanti intervocaliche di Cristovão Tezza, Appunti da un bordello turco di Philip Ó Ceallaigh, La lezione del maestro di Henry James, Noi bimbi atomici del collettivo Sparajurij, Io odio John Updike di Giordano Tedoldi, Io sono vivo, voi siete morti di Emmanuel Carrère, Finché dura la colpa di Crocifisso Dentello, Buchi di Ugo Cornia, Sull’orlo del precipizio di Antonio Manzini.
La caduta delle consonanti intervocaliche, Cristovão Tezza, Fazi (traduzione di Daniele Petruccioli)
Il settantenne professor Heliseu sta per ricevere un’onorificenza dalla sua università e, mentre prepara un breve discorso di ringraziamento, ripercorre la propria storia: la passione per la filologia, le tensioni accademiche, le turbolenze politiche del secondo Novecento brasiliano, il rapporto via via più problematico con la moglie, l’incapacità di comprendere suo figlio, la disillusione della giovane amante. Una vita ordinaria la sua, esaltante e drammatica come quella di tutti, rari invece sono il suo candore e la sua onestà (alla William Stoner), nonché la carezzevole e fluviale scrittura di Tezza: i ricordi e le considerazioni si susseguono e si accavallano nella mente del protagonista, mentre il narratore esterno lo segue passo passo con discrezione. Potente e suggestivo l’incipit (viene in mente Un uomo solo di Isherwood) e, anche se il ritmo cala un po’ nella seconda metà, senz’altro è un romanzo incantevole.
Voto: 8
Appunti da un bordello turco, Philip Ó Ceallaigh, Racconti (traduzione di Stefano Friani)
Misantropi, farabutti, emarginati: sono loro i suoi personaggi preferiti e Ó Ceallaigh li osserva con sguardo cinico e irriverente ma mai algido, lo stesso che hanno loro nei confronti della vita; ogni tanto la fortuna sembra arridergli, magari poco prima che il destino si accanisca su di loro senza però riuscire a sedarne l’irresponsabile vitalità. Si alternano testi in prima e in terza persona e si spazia dalla Romania agli Stati Uniti, ma è una raccolta dall’impronta ben definita, con numerosi racconti degni di nota.
Voto: 7,5 Continua a leggere
Ultime pubblicazioni: la pagella
I tempi non sono mai così cattivi di Andre Dubus, Sembrava una felicità di Jenny Offill, La carne di Cristò, Di uomini e bestie di Ana Paula Maia, La frontiera di Alessandro Leogrande, Bestiario di Juan José Arreola, Fratelli di sangue di Ernst Haffner, Il brevetto del geco di Tiziano Scarpa, La casa delle parole di Cécile Coulon: cosa li accomuna? Sono stati pubblicati negli ultimi mesi e, dopo averli letti, non ho avuto tempo e modo di recensirli. Provo a rimediare.
La casa delle parole, Cécile Coulon, Keller (traduzione di Tatiana Moroni)
Un romanzo distopico che ribalta la prospettiva di Bradbury in Fahrenheit 451. Qui dunque la lettura non è proibita ma diventa un rito collettivo di manipolazione delle emozioni; non vi sono più scrittori ma solo scrivani, non editori ma “case delle parole” e libri creati e classificati in base alle sensazioni che provocano: queste le ottime premesse, non all’altezza lo sviluppo narrativo.
Voto: 6+
Il brevetto del geco, Tiziano Scarpa, Einaudi
Dopo un’accattivante prefazione in cui si fa riferimento alla misteriosa Nuova Sovversione Cristiana (una sorta di setta d’infervorati credenti), si alternano le vicende di un artista spiantato e quelle di un’impiegata che si accosta alla religione: personaggio convincente il primo, scialbo il secondo. Al tutto fanno da controcanto la voce fuori campo dell’Interrotto – spiegata nel finale – e quella delle parole stesse, che si animano autonomamente come già nelle Cose fondamentali (questo sì, consigliato senza riserve). Qualche buona trovata metaletteraria, uno sguardo interessante sul mondo dell’arte contemporanea, ma romanzo nel complesso deludente: non riesce a sviluppare sino in fondo alcune intuizioni e ambizioni. Peccato, perché Scarpa è uno scrittore di grande talento.
Voto: 6,5
Fratelli di sangue, Ernst Haffner, Fazi (traduzione di Madeira Giacci) Continua a leggere