Mario Vargas Llosa, LETTERE A UN ASPIRANTE ROMANZIERE (4)

[…] la critica in sé, anche nei casi in cui è più rigorosa e centrata, non riesce a esaurire il fenomeno della creazione, a spiegarlo nella sua totalità. Ci sarà sempre, in un’opera in prosa o poetica riuscita, un elemento o una dimensione che l’analisi critica non riesce a cogliere. Perché la critica è un esercizio della logica e dell’intelligenza, e nella creazione letteraria, oltre a questi fattori, intervengono, e a volte in modo determinante, l’intuizione, la sensibilità, la capacità di decifrare, perfino il caso, che sfuggono sempre alle maglie della più sottile rete dell’indagine critica. Perciò, nessuno può insegnare a un altro a creare, ma tutt’al più può insegnargli a leggere e scrivere.

Mario Vargas Llosa, LETTERE A UN ASPIRANTE ROMANZIERE (2)

La radice di tutte le storie è l’esperienza di chi le inventa, il vissuto è la fonte che le bagna. Ciò non significa, certo, che un romanzo debba sempre essere una biografia dissimulata dell’autore; piuttosto, che in ogni opera di finzione, anche in quella in cui la fantasia si esprime con maggiore libertà, è possibile cogliere un punto di partenza, un seme interiore, intimamente legato a una somma di esperienze di chi l’ha forgiata.

Mario Vargas Llosa, LETTERE A UN ASPIRANTE ROMANZIERE

Quale origine ha quella disposizione precoce a inventare esseri e storie che è il punto di partenza della vocazione di scrittore? Credo che la risposta sia la ribellione. Sono convinto che chi si abbandona a elucubrare vite diverse da quella che vive nella realtà manifesta in questo modo indiretto il suo rifiuto e la sua critica della vita quale è, del mondo reale, e il suo desiderio di sostituirli con quelli che fabbrica con l’immaginazione e con i desideri.