John Fante e il demone della scrittura

John FanteNel 1999 Fazi ha pubblicato una raccolta di lettere di John Fante spedite tra il 1932 e il 1981, curata da Seamus Cooney e tradotta da Alessandra Osti. Il profilo che ne emerge è quello di uno scrittore fin troppo consapevole del proprio talento, sempre schietto e ironico con chiunque, dallo stile di vita assolutamente sregolato, ma capace anche di un’incrollabile costanza nel manifestare ai propri cari il suo affetto. Quelli che seguono sono degli stralci incentrati sul mondo editoriale e sulla scrittura.

[…] sono determinato a guadagnarmi da vivere scrivendo, e in nessun altro modo. Ogni scrittore deve fare la fame per un po’ prima di valere qualcosa. (Alla madre, ottobre 1932) Continua a leggere

Io sono John Fante

John FantePubblicata da Rubbettino la biografia di Eduardo Margaretto sullo scrittore statunitense, Non chiamarmi bastardo, io sono John Fante

Scritta originariamente in spagnolo, è uscita nella collana Velvet della Rubettino Editore la biografia di Eduardo Margaretto sull’autore di long-seller quali Chiedi alla polvere o La confraternita dell’uva: la traduzione è di Maria Pina Iannuzzi, il titolo Non chiamarmi bastardo, io sono John Fante.
Si tratta di un’accurata analisi della vita e dell’opera di Fante che rintraccia le ragioni della sua rabbia costante nella condizione di escluso dovuta alle origini italiane dei suoi antenati: «si sentì sempre diverso, e non cessò di scontrarsi con l’ambiente che lo circondava, nel quale contraddittoriamente, voleva sentirsi pienamente integrato». Nasce anche da questo sentimento contrastante uno degli aspetti più importanti del suo romanzo d’esordio, La strada per Los Angeles, che lo rese indigesto a molti editori, tanto che verrà pubblicato postumo: «Fante ha il coraggio di dare testimonianza di quei destini sballottati dalla miseria, dalle umilianti condizioni imposte dalla Grande Depressione, essendo tuttavia cosciente che a quell’epoca pochi americani volessero ascoltare le sventure dei loro vicini [gli immigrati]. […] quel libro che raccoglie le follie di un giovane scrittore che cerca di sopravvivere a Los Angeles non fu pubblicato perché il romanzo era troppo avanti per l’epoca, era più postmoderno che moderno, un precoce, furente e impubblicabile Giovane Holden». Continua a leggere

Se non avete letto 37° 2 AL MATTINO di Philippe Djian, sapete cosa sia l’amore?

37° 2 al mattino_Djian_copertinaIl capolavoro di Philippe Djian, 37° 2 al mattino

Da 37° 2 al mattino è stato tratto Betty Blu (candidato all’Oscar come miglior film straniero nel 1987) ed è il più celebre romanzo dello scrittore francese Philippe Djian: pochi italiani lo conoscono e vorrei almeno recensirlo, ma non ne sono in grado. Perché pagina dopo pagina lo sguardo del “tecnico” è stato sempre più scalzato da quello del semplice lettore: non mi succedeva da troppo tempo; né mi capita spesso di ridere con un libro tra le mani e ancor meno di sfiorare la commozione (e scrivo “sfiorare” solo per pudore), soprattutto se vicende e personaggi sono distanti dalla mia esperienza; raro è anche che consigli un’opera a tutte le persone che incontro, quasi impossibile è che lo faccia prima di averne ultimato la lettura – a maggior ragione se qui e là ho trovato qualche refuso (come nell’edizione della Voland, pur ottimamente tradotta da Daniele Petruccioli). A 37° 2 al mattino tutto questo è invece riuscito, tanto che sono ora costretto a domandarmi: del protagonista e narratore non viene mai detto il nome o non ci ho fatto caso? L’ambientazione vagamente nordamericana resta intenzionalmente indefinita o mi è sfuggito qualcosa? Ebbene, poco importa in realtà, perché quella di Djian è innanzitutto una storia d’amore capace di ridefinire i contorni di questo sentimento senza mai banalizzarlo, senza concedersi nemmeno un paragrafo sdolcinato. Continua a leggere

Dieci opere per aspiranti scrittori

Dieci opere per aspiranti scrittori,
che possono essere apprezzate anche dai lettori più esigenti

libri su libri

  1. Bassotuba non c’è di Paolo Nori
    Perché con la sorprendente e intemperante verbosità di Learco Ferrari, aspirante scrittore e alter ego di Nori, manifesta come lo stile sia innanzitutto un personale strumento espressivo.
  2. Chiedi alla polvere di John Fante
    Per l’intensità con cui il protagonista, Arturo Bandini, si strugge nella fame d’amore e nell’ambizione letteraria.
  3. Fahrenheit 451 di Ray Bradbury
    Che dimostra il valore sovversivo, al pari dei sentimenti, dei libri e della conoscenza.
  4. Gioventù di John Maxwell Coetzee
    Per la crudeltà con cui rappresenta la testardaggine che spesso contraddistingue chi persegue una presunta vocazione letteraria.
  5. Hotel a zero stelle di Tommaso Pincio
    Perché affronta il tormento delle aspirazioni artistiche e della stupidità del nostro tempo, suggerendo un possibile riscatto – ma anche perché fa i conti con alcuni dei più importanti scrittori moderni. Continua a leggere

John Fante, CHIEDI ALLA POLVERE

La cosa che lo interessava maggiormente era il lato finanziario della professione di scrittore. Si informò su quanto pagava questa rivista e quanto quella, e affermò di essere convinto che, in campo letterario, riusciva solo chi aveva le conoscenze giuste. Solo chi aveva un fratello, un cugino o un amico in una casa editrice poteva sperare di veder pubblicato un proprio racconto. Inutile cercare di dissuaderlo e io non mi ci provai nemmeno, tanto più che questo suo modo di ragionare era tipico di chi non sapeva scrivere.