Una riflessione di Emma Cannavale che parte dalla Strada (Einaudi) di Cormac McCarthy per ragionare sull’importanza delle parole e della scrittura
Poco prima che il mondo cambiasse all’improvviso, poco prima che ci trovassimo a fare i conti con una realtà delle cose assai poco reale e assolutamente inedita, poco prima di vivere una condizione esistenziale anomala della quale sfugge il senso, non solo di quanto sta accadendo ma anche di come lo si sta raccontando, avevo proposto di leggere La strada di Cormac McCarthy al gruppo di lettura che si tiene mensilmente da tre anni alla Libreria Campus di Bari.
Il romanzo di McCarthy è un’apocalisse desolata; un paesaggio di cenere, fame e solitudine nel quale un padre e un figlio spingono un carrello della spesa in un mondo di pioggia nera, alberi scheletrici e rovine fumanti. Un silenzio cattivo in cui si aggirano branchi di individui resi bruti dall’istinto di sopravvivenza fine a se stesso, dal freddo e dalla paura; nutrono se stessi di una violenza cannibale, si aggirano in un mondo senza scampo. Continua a leggere