Paolo Nori, BASSOTUBA NON C’È (2)

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[dall’edizione Universale Economica Feltrinelli di Bassotuba non c’è]

Adesso son messo che scrivo tutti i giorni tre pagine al giorno. Scrivo, rileggo, correggo e riscrivo tre pagine al giorno. Moltiplicato per trecentosessanta fa milleottanta. Questo significa che, alla fine di ogni anno solare, io ho milleottanta pagine rivedute e corrette. Diviso per centocinquanta, fa sette virgola due. Allora, ogni anno, se andiamo avanti così, io scrivo sette romanzi virgola due.
Il mio primo romanzo esce in gennaio. Mettiamo che il mio primo romanzo va bene. Mettiamo che, dopo che ho scritto il mio primo romanzo, mi chiamano vari editori che cercano di legarmi a loro con dei contratti allettanti. Mettiamo che uno di questi editori mi alletta. Mettiamo che firmo un contratto in esclusiva con lui per i prossimi otto romanzi. Mettiamo che lascio gli uffici di questo editore e siamo tutti e due soddisfatti del nostro contratto. Mettiamo che il giorno dopo mi presento negli uffici di questo editore e gli rovescio sul tavolo i miei prossimi otto romanzi. Eh eh. Che l’ha già fatto un cantante, mi sa. Non so poi come è andata a finire. (pp. 68-9)

Paolo Nori, BASSOTUBA NON C’È

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[dall’edizione Universale Economica Feltrinelli di Bassotuba non c’è]

Io sono un martire della letteratura. Ho scritto un romanzo che è piaciuto molto a due editori, uno dei quali molto importante. Molto colpiti. Originale, mi han detto. Ti chiamiamo entro fine luglio, mi han detto. Oggi è l’otto di agosto e son qui in casa che aspetto. (p. 9)

Io sono uno scrittore, che due balle questi scrittori.
Ne ho conosciuti una dozzina, forse di più. Diciamo quindici. Ecco, diciamo, di questi quindici, quasi tutti mi sono simpatici. Tutti coi loro tic, le loro manie. Tutti col loro autore preferito. Tutti con le loro storie con gli editori. Nessuno chiede mai la prima cosa che gli interessa: Ti è piaciuto il mio libro? Ipocriti.
Io, degli scrittori che conosco, quando qualcuno mi chiede È bello il suo libro? dico sempre che fa cagare. Un libro osceno. Dovrebbero bruciarlo nella piazza centrale. A me mi succede così, invariabilmente: quando mi avvicino a un libro che me ne hanno parlato bene, alla fine sono deluso. Sì, niente male, dico. Ma non c’è il fuoco che mi aspettavo. Quando invece sono incuriosito da una critica che stronca il libro da cima a fondo, trovo sempre che, al contrario, non è così male. Che stronzo, quel critico, penso.
Così mi sacrifico per i miei amici scrittori. Non so se loro farebbero altrettanto per me. Non credo. Io, del resto, di libri non ne ho pubblicati.

Se dovessi campare con la letteratura, sarei già morto da tempo. (p. 11)

Dicono, quando tu dici Scrittore, dicono Bello! Sempre Bello! dicono. Come se tutti i libri che hanno letto fossero belli. […] Aspetta, gli dico, aspetta un attimo. Che va bene che ho detto scrittore, ma c’è scrittore e scrittore. (p. 27)

Dieci opere per aspiranti scrittori

Dieci opere per aspiranti scrittori,
che possono essere apprezzate anche dai lettori più esigenti

libri su libri

  1. Bassotuba non c’è di Paolo Nori
    Perché con la sorprendente e intemperante verbosità di Learco Ferrari, aspirante scrittore e alter ego di Nori, manifesta come lo stile sia innanzitutto un personale strumento espressivo.
  2. Chiedi alla polvere di John Fante
    Per l’intensità con cui il protagonista, Arturo Bandini, si strugge nella fame d’amore e nell’ambizione letteraria.
  3. Fahrenheit 451 di Ray Bradbury
    Che dimostra il valore sovversivo, al pari dei sentimenti, dei libri e della conoscenza.
  4. Gioventù di John Maxwell Coetzee
    Per la crudeltà con cui rappresenta la testardaggine che spesso contraddistingue chi persegue una presunta vocazione letteraria.
  5. Hotel a zero stelle di Tommaso Pincio
    Perché affronta il tormento delle aspirazioni artistiche e della stupidità del nostro tempo, suggerendo un possibile riscatto – ma anche perché fa i conti con alcuni dei più importanti scrittori moderni. Continua a leggere