Scaffale editoria indipendente

pubblicazioni recenti editoria indipendenteDa qualche mese sto dando spazio e voce ai protagonisti dell’editoria indipendente con ancor più frequenza che in passato: in questo post vi presento in poche righe alcune delle loro recenti pubblicazioni, che ho letto ma non ho poi recensito. Se sarete anche voi a Più libri più liberi (Roma, 6-10 dicembre), la fiera della piccola e media editoria, avrete l’occasione di sfogliarle – prima o dopo esser passati a salutarmi allo stand C03 di TerraRossa Edizioni. Continua a leggere

Intervista ad Antonio Paolacci sul progetto editoriale Santiago

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Progetto Santiago, una risposta possibile alle storture del sistema editoriale italiano: ce ne parla Antonio Paolacci, uno dei fondatori.

Da qualche mese ha preso ufficialmente vita Progetto Santiago, un’associazione culturale che raccoglie quasi una trentina di professionisti del mondo editoriale, come gli scrittori e sceneggiatori Andrea Cotti e Giampaolo Simi, l’ex editor di Perdisa Pop Antonio Paolacci, i librai Emiliano Longobardi e Giovanna Zulian, le scrittrici Giulia Fazzi e Paola Ronco, la giornalista Antonella Viale: sono tutti accomunati dal desiderio di scardinare “dal basso” il monopolio dei grossi gruppi editoriali e il predominio delle logiche del marketing sulle scelte di tipo culturale.
“La proposta di Progetto Santiago è di riportare anzitutto l’attenzione sui soggetti realmente interessati all’oggetto libro: lo scrittore e il lettore. […] C’è da riguadagnare la fiducia di un numero impressionante di lettori che hanno smesso di leggere; c’è da ricominciare a pensare ai libri e alle storie, in tutti i modi che ci verranno in mente; c’è da fare di nuovo il nostro mestiere. Siamo scrittori, non mercanzia; siamo editori, non imbonitori; siamo lettori, non spettatori inerti”: presupposti encomiabili che mi hanno spinto a fare qualche domanda ad Antonio Paolacci per saperne di più su questa nuova realtà e scoprire quali siano stati i primi riscontri. Continua a leggere

I libri migliori pubblicati negli ultimi mesi secondo gli editor

2014

Ho chiesto a editor e critici letterari quale ritengono sia stato l’esordio italiano più interessante e quale la pubblicazione più significativa dell’anno appena concluso; qualcuno ha indicato anche libri dati alle stampe alla fine del 2013, non me ne sono fatto un problema, dal momento che l’intento è semplicemente quello di scoprire gusti e criteri di valore di chi legge per professione, ma anche provare a discernere tra le tante novità librarie quelle che meritano particolare attenzione.
Oggi vi propongo le risposte degli editor (a cui ho consentito di far riferimento anche a testi da loro editati), a breve pubblicherò quelle dei critici.

Gabriele Dadati, editor Laurana
Direi che in casa Einaudi si è fatto notare, per una qualità senz’altro “non omologata”, Cartongesso di Francesco Maino. Ma confesso che nel 2014 ho prestato meno attenzione del solito a questo ambito della produzione libraria, e sono abbastanza sicuro che il mio radar si è fatto sfuggire chissà quanto.
Per quanto riguarda “la pubblicazione più significativa” del 2014 credo sia stata – sul momento, anche se non credo sia un titolo di particolare durata: ma è la sua stessa natura a comportarlo – Il capitale nel XXI secolo di Thomas Piketty (Bompiani). Indico un saggio e non un romanzo perché è talmente addentro al momento storico in cui viviamo che la riflessione a cui induce ci investe davvero con grande forza.

Daniela Di Sora, direttrice editoriale Voland
Per quanto riguarda l’esordio italiano più interessante non sono in grado di pronunciarmi, ci tengo però a segnalare quello che è stato il libro di autore italiano da me più amato nel 2014: La vita in tempo di pace di Francesco Pecoraro, pubblicato da Ponte alle Grazie. Un romanzo perfetto: denso, ben congegnato, appassionante, non riuscivo a staccarmi da quelle pagine in cui ho ritrovato tanto della mia vita, dei miei errori, delle mie insicurezze. Non è un esordio e si sente, Francesco Pecoraro è un autore che domina perfettamente la lingua e la struttura.
Mi ero inoltre proposta di non nominare la Voland, ma credo sinceramente che una delle pubblicazioni più significative del 2014 sia Taccuini 1919-21 di Marina Cvetaeva. Un libro sconvolgente per perfezione linguistica, splendidamente resa in traduzione da Pina Napolitano che è musicista oltre che traduttrice dal russo, e si avverte in queste pagine. Un libro di appunti presi quasi quotidianamente nel corso di quegli anni durissimi per la Russia; alcune pagine sono difficili da sopportare per il dolore che contengono, ma quasi ogni riga potrebbe essere citata: illuminazioni geniali, poesia pura, vita quotidiana affrontata con leggerezza. Un viaggio in un mondo che pochi conoscono, e in un’anima eccezionale nella sua limpidezza e nella sua ostinata volontà di interpretare il mondo.

Alice Di Stefano, editor Fazi
Per il 2014 non ho trovato esordienti di mio gradimento (almeno tra quelli che sono riuscita a leggere quest’anno – Cartongesso di Francesco Maino, ad esempio, mi interessava moltissimo, ma non ho avuto tempo di dedicarmici) se non, naturalmente, due di mia scelta targati Fazi: Adelante di Silvia Noli e La ragazza di Scampia di Francesco Mari, entrambi per la freschezza della narrazione, uno stile originale e una lingua tersa, pulita ma mai scontata. Quindi non saprei che dire al riguardo e passerei direttamente alle opere seconde, terze, quarte, ecc.: Bella mia di Donatella Di Pietrantonio (Elliot) mi è piaciuto molto, confermando il grande talento dell’autrice, così come Lisario o il piacere infinito delle donne di Antonella Cilento (Mondadori). Lacci di Domenico Starnone (Einaudi) è stata una sicurezza; Lezioni in paradiso di Fabio Bartolomei (e/o) un modo per rileggere questo amato autore. L’allegria degli angoli di Marco Presta (Einaudi) infine mi ha riportato alla mente l’intelligente leggerezza di Un calcio in bocca fa miracoli (e non è poco). Segnalo anche la ripubblicazione della Tregua di Mario Benedetti (Nottetempo), un libro delicato, poetico e intensamente profondo, senz’altro difficile da dimenticare.

Linda Fava, ex editor Isbn
L’esordio più promettente e brillante che ho letto nel 2014 forse è Il posto più strano dove mi sono innamorata di Mari Accardi (Terre di mezzo), per il suo stile che sembra implodere di umorismo e commozione.
Un testo molto emblematico del 2014 secondo me è Not That Kind of Girl di Lena Dunham (in Italia pubblicato da Sperling & Kupfer): questa ragazza ormai è diventata l’icona di un nuovo tipo di “girls’ culture”, ha spalancato la strada definitivamente – si spera – a modelli femminili anticonvenzionali, sia dal punto di vista estetico che da quello intellettuale.
Una delle cose più significative accadute dal punto di vista editoriale, invece, è il successo internazionale della tetralogia di Elena Ferrante (e/o): rappresenta il trionfo assoluto dell’orizzontalità e della narrazione lunga, ed è l’unica tra le mie letture dell’anno scorso per cui userei il verbo “divorare”. Continua a leggere

Giuseppe Merico – Professione scrittore 9

giuseppe mericoGiuseppe Merico è redattore della rivista letteraria «Argo» e ha esordito con la raccolta di racconti Dita amputate con fedi nuziali (Giraldi, 2007); sono seguiti i romanzi Io non sono esterno (Castelvecchi, 2011) e Il guardiano dei morti (Perdisa Pop, 2012).

Quando e perché hai iniziato a scrivere?
Ho cominciato per una necessità espressiva che mi porto dietro fin da bambino; ricordo che avevo un quaderno sul quale annotavo i titoli dei film che avrei voluto dirigere, mi inventavo i titoli e nella mia testa c’erano gli abbozzi di storie che mai avrebbero avuto uno svolgimento nella realtà, erano tutte storie dell’orrore. Mostri, fantasmi, bambini deformi e orfani, streghe, case abbandonate hanno avuto sempre un posto di riguardo nella mia immaginazione. Non sapevo bene come avrei fatto ovviamente a fare un film ma ero abbastanza trascinatore da solleticare l’immaginazione dei miei amici, così mettevo in scena assieme a loro delle scenette con trucchi molto artigianali, carta igienica bagnata incollata sui volti, avete mai provato?, quando la tirate via sembra si stacchino pezzi di pelle, questo era l’effetto zombie. Rido. E poi ferite sanguinolente, i trucchi li rubavo in casa.
Ho iniziato a scrivere nel 2005 credo, o giù di lì. Mandai un racconto alla rivista Inchiostro, me lo pubblicarono. Semplicemente scoprii che era una cosa che si poteva fare. Buttai giù i racconti che poi diventarono la raccolta Dita amputate con fedi nuziali, adesso a rileggerli mi sembrano molto acerbi e abbozzati, ma in quel periodo per me erano perfetti, brillavano. Avevo un blog, si chiamava Scrivoeleggo, li pubblicavo lì, ero seguito e sollecitato. In qualche modo avevo capito che la strada della scrittura per me era percorribile. Da qualche parte sarei arrivato.

Come sei entrato in contatto con gli editori con cui hai pubblicato (Giraldi, Castelvecchi, Perdisa Pop) e quali sono gli aspetti che hai apprezzato o le mancanze che hai rilevato nella loro attività?
All’inizio non ne sapevo un granché, non avevo contatti né persone a cui rivolgermi quindi ho fatto quello che può fare chiunque decida di presentare un manoscritto a una casa editrice, pur essendo un novello sapevo che avrei dovuto iniziare con le case editrici minori. Non ricordo a chi mandai la raccolta di racconti, Moby Dick, Fernandel mi pare, Giraldi era di Bologna, qualcuno me ne aveva parlato, pagai un contributo per la pubblicazione (orrore), venni recensito da qualche quotidiano e non venni stroncato. Dita amputate con fedi nuziali mi permise di entrare in contatto con il collettivo di «Argo» che allora era di stanza a Bologna, mi diede la spinta per iniziare a frequentare i corsi di scrittura, conobbi Luigi Bernardi. Continua a leggere

Intervista ad Antonio Paolacci, editor Perdisa Pop

Intervista ad Antonio Paolacci, editor della narrativa italiana Perdisa Pop e direttore della collana Corsari

Alcuni scrittori non perdono occasione per ringraziare il proprio editor, altri per lanciargli critiche più o meno velate; taluni lo considerano un coautore, altri poco più che un redattore o un semplice lettore professionista… Chi è per te l’editor e qual è il suo ruolo?
Lo racconta bene il tuo blog: molti non sembrano sapere che l’editor è un editor, cioè né un coautore, né un impiegato negligente, né un dispensatore di favori. Il suo ruolo è il più importante dopo quello dello scrittore e il suo lavoro deve sapersi adattare caso per caso. Personalmente, essendo anche un autore, io cerco di essere l’editor che vorrei per i miei testi: qualcuno che anzitutto li sappia apprezzare e rispettare.

Qual è stato il percorso che ti ha portato a svolgere questa professione?
Per alcuni anni ho frequentato corsi di editoria e collaborato occasionalmente (e abbastanza sterilmente) con case editrici e agenzie letterarie. Nel 2007 ho pubblicato il mio primo romanzo per Perdisa Pop e, da allora, Luigi Bernardi (fondatore e all’epoca direttore del marchio) ha iniziato a coinvolgermi nel lavoro per la casa editrice, prima come lettore e redattore, poi come editor e curatore di collana. Nel 2011 la direzione di Perdisa Pop è passata a me. Continua a leggere