LO STRADONE di Francesco Pecoraro e la distopia del presente

Francesco Pecoraro

Foto di Francesco Pecoraro tratta da http://www.illibraio.it

Un’opera che indaga il trascolorare del Novecento nel nuovo secolo

Pubblicato da Ponte alle Grazie lo scorso marzo, Lo stradone di Francesco Pecoraro è stato candidato al Premio Campiello, risultando tra le opere selezionate dalla Giuria dei Letterati, ed è arrivato terzo nella seconda classifica di qualità promossa da L’indiscreto. Eppure i giudizi critici e dei lettori sono contrastati: c’è chi accusa l’autore di cinismo, trascurando che il narratore non è mai un suo alter ego fedele (e se anche lo fosse importerebbe poco, altrimenti dovremmo condannare anche capolavori come Viaggio al termine della notte di Louis-Ferdinand Céline) e che: «Il cinismo sarà anche sbagliato, cioè cinico, ma una chiave di lettura te la dà e di solito funziona».
lo_stradone_pecoraro_copertinaÈ sicuramente un’opera insolita e già nell’Epilogo viene definita un “resoconto”: sul romanzesco prevale in effetti l’osservazione amara e disillusa del presente distopico e post-ideologico nel quale l’Italia galleggia. Il protagonista, incapace di farsi strada in ambito accademico per un misto di ingenuità e supponenza, finisce per trovare collocazione nel pubblico impiego, così come non riesce a trattenere le donne che (forse) ama e si deve accontentare di semplici incontri carnali, ma nel presente della narrazione è ormai troppo anziano per suscitare desiderio e spende i suoi giorni da pensionato a percorrere e studiare il quartiere romano in cui vive: una volta era luogo di fornaci per la produzione di mattoni, abitato da operai con forti fremiti anarchici o di matrice comunista, oggi è parte dello sfacelo urbano al quale ci hanno condotto negligenze, indifferenza, l’azzeramento di ogni estetica a vantaggio della funzionalità ed economicità, il prevalere degli interessi personali sull’idealità politica, «come se a un troppo pieno (di ideologia) sia fatalmente succeduto un troppo vuoto (di idee, opinioni, giudizio)».
Non sono però solo la lucida analisi della contemporaneità e l’agrodolce ricordo di quando il comunismo era cosa viva a sostanziare queste pagine, ma anche l’inventiva linguistica di Pecoraro che impasta romanesco, neologismi e italiano letterario in un periodare ampio che ingloba elencazioni, divagazioni, stampe, schizzi e persino sketch con i discorsi e le battute che si scambiano gli avventori di un bar.
Se cercate un romanzo con una trama solida e dal buon ritmo narrativo, lasciate perdere, ma se volete provare a comprendere il trascolorare del Novecento nel nuovo secolo (e non è forse questo uno dei compiti che demandiamo alla letteratura?), Lo stradone potrebbe rivelarsi un libro fondamentale.

4 thoughts on “LO STRADONE di Francesco Pecoraro e la distopia del presente

  1. […] Campiello con Madrigale senza suono (Bollati Boringhieri); nella cinquina del premio c’era anche Lo Stradone di Francesco Pecoraro, opera sulla quale scriverò prossimamente ed ennesima conferma dell’ottimo […]

  2. salomé alexandra ha detto:

    Se posso, caro Giovanni, la ‘distopia’ del presente non è un’antinomia, giacché sia utopia o distopia è sempre una profezia dunque rivolta al futuro? E questa opera distopica somiglia più a ‘1984’, a Fahrenheit 451 o al ‘Migliore dei mondi’, tanto per avere un’idea? Detto questo tengo a precisare che il cinismo non è né sbagliato, né giusto, è solo la risultanza del pensiero di chiunque sull’umanità, come Céline che ne ha visto di tutti i colori, Balzac, e, e, come il primo ‘cinico’ al mondo, il noto Diogene di Sinope. Tutto qua.Bella serata, Giovanni. salomé alexandra

  3. Giovanni Turi ha detto:

    Gentile s.a., certo che è un antinomia: sta a rimarcare che l’incubo che temiamo possa inquietarci è già in corso e “Lo stradone” non somiglia a nessuna delle opere che hai citato, piuttosto è un po’ come “La pelle” di Malaparte all’epoca in cui fu scritto (un’osservazione dello squallore reale). Quanto al cinismo, il virgolettato è di Pecoraro e a me serviva un termine di paragone più recente.

    • salomé alexandra ha detto:

      Caro g, allora, giacché ammiro intensamente i profeti biblici e greci, donde il mio amore per gli autori distopici, sebbene i grandissimi scrittori sono tutti profeti, finisco di leggere la trilogia delle città, LOURDES, ROMA et PARIGI di Zola, leggo La pelle e Kaputt di Malaparte, e di sicuro entro la fine dell’anno leggerò ‘Lo stradone’. Poi, nel caso le dirò. Buon giorno. Salomé alexandra

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