L’AVVENTURA DI SCRIVERE ROMANZI, Javier Cercas intervistato da Bruno Arpaia

Javier Cercas

L’avventura di scrivere romanzi è una lunga intervista fatta da Bruno Arpaia a Javier Cercas e pubblicata da Guanda nel 2013: oltre che un confronto sull’idea di letteratura dello scrittore spagnolo, ne viene fuori una guida alla comprensione delle sue opere che precedono L’impostore. Qui di seguito riporto alcune considerazioni di Cercas di carattere generale.

La tradizione di uno scrittore è doppia, deve guidare un carro con due redini: una è la tradizione universale, l’altra è quella nella propria lingua, perché è il suo strumento.

[…] la missione della letteratura è esplorare tutte le infinite possibilità dell’umano, incluse naturalmente le più mostruose.

La storia non ha senso, è un caos. Quello che fa l’arte, e il romanzo in particolare, è manipolare quella realtà per darle una forma e un senso.

[…] la verità della storia è una verità che cerca di fissare quanto è avvenuto a determinate persone in un determinato momento e luogo; al contrario, la verità della letteratura è una verità che cerca di fissare ciò che avviene a tutti gli uomini in qualsiasi luogo e momento.

Il romanziere […] parte dalla propria esperienza bruta, dalla nuda esperienza personale, e poi, mediante la manipolazione di questi dati primari con le tecniche del romanziere – l’organizzazione di una struttura, la costruzione di un narratore, di un tempo, di uno spazio, dei personaggi –, finisce per mascherare, fino a renderla irriconoscibile perfino a se stesso, la realtà esperienziale da cui era partito. […] Tuttavia, oltre a essere autobiografici, tutti i romanzi sono (o possono essere, o perfino devono essere) catartici: il loro autore li scrive per salvarsi; se, oltre a salvare se stesso, l’autore riesce a salvare qualche lettore (vale a dire: riesce a cambiare la percezione del mondo di qualche lettore, che è l’unico modo in cui un romanzo può cambiare il mondo), allora può essere quasi sicuro di avere scritto un grande romanzo.

[…] uno scrittore in generale – e un romanziere in particolare – è uno a cui interessa soprattutto la forma, uno che sente che in letteratura la forma è il contenuto e che pensa che solo attraverso la forma sia possibile accedere a una verità che diversamente risulterebbe inaccessibile.

Credo che la letteratura sia ciò che esige più di una lettura, o piuttosto che ti invita a una rilettura.

L'avventura di scrivere romanzi, Javier Cercas e Bruno ArpaiaÈ un tema stupido, quello della morte del romanzo, ma costantemente ricorrente. […] In realtà è un’affermazione basata in gran parte sull’ignoranza: si parla del romanzo come se fosse sempre esistito, e invece è un genere letterario giovanissimo, che non appartiene alla tradizione classica. Questa origine plebea […] è il suo stigma irrimediabile; ma è anche la sua principale virtù: alla malleabilità che conferisce al genere è dovuto il fatto che certe crisi di crescita fondamentali nella sua storia siano state propiziate o si siano risolte grazie all’assimilazione di generi adiacenti.

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