Voland propone Etica dell’acquario, romanzo d’esordio di Ilaria Gaspari
La collana Amazzoni della casa editrice Voland è interamente dedicata alla scrittura femminile ed è quella in cui, con Etica dell’acquario, esordisce Ilaria Gaspari: classe 1986, una laurea in Filosofia alla Scuola Normale di Pisa e un dottorato in corso.
Il suo romanzo è incentrato sui legami ossessivi e sull’angosciosa consapevolezza che la protagonista e narratrice, Gaia, ha sviluppato negli anni degli studi universitari e le pagine migliori sono proprio quelle dedicate alla crudele competizione e alla sottile violenza che segnano la vita nel collegio della Scuola; un luogo chiuso in cui ciascuno per sopravvivere deve sviluppare ferocia e determinazione, come in un acquario in cui venga introdotta una specie particolarmente aggressiva. Gaia ha in più le aggravanti di essere bella, di aver lambito la felicità con Marcello e di non avere un rapporto compulsivo con lo studio: «La mia bellezza sbocciava mentre entravo in un mondo in cui era debolezza. Il mondo in cui comandavano gli esclusi, i vergognosi, gli sgobboni che avevano passato gli anni del liceo chiusi in camera a studiare mentre i compagni passeggiavano abbracciati nelle sere di maggio, piangevano, ridevano, litigavano e giocavano nel fulgore dell’adolescenza. E ora, ora che erano tutti assieme, e che le stimmate dei pomeriggi di esclusione risplendevano di una luce di eroismo che all’improvviso nobilitava le schiene scoliotiche, le fronti butterate, gli eczemi che la fatica improba faceva fiorire sulle loro braccia, ora finalmente comandavano loro, gareggiavano sul loro terreno, con regole fatte da loro».
La prospettiva da cui la Gaspari sceglie di far raccontare a Gaia l’esperienza universitaria è tuttavia – e non saprei se aggiungere purtroppo – quella della distanza temporale e l’impalcatura di Etica dell’acquario è la stessa di un noir: sono trascorsi diversi anni quando la protagonista fa ritorno a Pisa, perché convocata in questura dopo il misterioso suicidio dell’amica-rivale Virginia; qui ritrova anche alcuni compagni di collegio, Leo, Cecilia e soprattutto Marcello, da cui non ha fatto altro che fuggire per sottrarsi alle proprie paure, pur sentendosene ancora irretita. Su tutti aleggia il ricordo del periodo condiviso, il più intenso delle loro esistenze, e di Matteo, un altro amico che si era tolto la vita.
Insomma, un esordio e una scrittura interessanti, intrisi di un’opprimente e lucida infelicità, la stessa che forse contribuisce a rendere più convincenti i capitoli pervasi della cattiveria che raramente riconosciamo nella giovinezza, piuttosto che quelli in cui prevale il sentimentalismo.
Sempre della casa editrice Voland vi suggerisco di leggere Fisica della malinconia di Georgi Gospodinov e 37° 2 al mattino di Philippe Djian; se invece volete saperne di più sulla casa editrice, c’è l’intervista a Daniela Di Sora.
[…] Recensioni (di Luisa Perlo, di Giulia Ciarapica, di Guido Vitiello, di Giovanni Turi) […]
L’ho finito da poco, è corso via fino a poco più della metà liscio e avvincente. Poi trovo che si sia incartata parecchio sul finale, se narri in prima persona non puoi far finta che la protaginista non sappia, almeno nei fatti, se non nelle intenzioni, come sono andate le cose. Mah questa Gaia e il suo rapporto con Virginia non mi hanno affatto convinta
Ormai l’ho letto da un po’; ricordo che anch’io apprezzai alcune cose, ma mi lasciò qualche riserva (e credo che dalla recensione si intuisca). Sarei incuriosito però da una sua seconda opera.