Intervista a Gabriele Dadati, editor della narrativa italiana Laurana Editore
Alcuni scrittori non perdono occasione per ringraziare il proprio editor, altri per lanciargli critiche più o meno velate; taluni lo considerano un coautore, altri poco più che un redattore o un semplice lettore professionista… Chi è per te l’editor e qual è il suo ruolo?
L’editor è un professionista dell’editoria che ha due compiti: capire se è opportuno pubblicare un dato testo e, stante che lo ritiene opportuno, dare una mano per rafforzare le peculiarità che ci ha intravvisto dentro. Tutto questo non ha per forza a che fare con la letterarietà e la bellezza del testo. L’editoria serve a confezionare libri di cui si intravvede il senso, che può essere legato alla forza del nome (l’autore è noto perché sportivo di successo, o attore, o politico ecc.), alla forza del tema (i segreti economici della Santa Sede oggi, per dire), al percorso dell’autore (ha già fatto libri di buon successo) ecc. La bellezza è solo uno dei motivi di appeal, e dunque di senso, e non è neppure dei più forti, perché è un dato discrezionale, non certo. Compito dell’editor è: capire quali sono le caratteristiche forti del testo e farle crescere. – Certo, la giornata ti sorride solo quando lavori a un testo che si pubblicherà per la sua bellezza e devi cercare di incrementarla assieme all’autore…
Qual è stato il percorso che ti ha portato a svolgere questa professione?
Non ho una formazione specifica che non sia la mia laurea in Lettere moderne. Niente master o laboratori o corsi di editoria. La mia carta d’ingresso è stata la mia attività di scrittore, direi, perché si ritiene che uno scrittore con determinate caratteristiche possa anche essere un editor capace. Immagino che a volte sia vero, altre no. Va da sé che non posso essere io ad auto giudicarmi.
Spesso si lamenta un aumento della narrativa di intrattenimento, un eccessivo accanimento nella ricerca del possibile bestseller, così come una certa uniformità di stili e forme a scapito di una produzione editoriale guidata da valori prettamente letterari. Quanto il “mercato” influenza il tuo lavoro?
Direi che il mercato non influenza minimamente il mio lavoro sulla narrativa, semplicemente perché la forza commerciale del piccolo marchio indipendente è nulla, e anche a riuscire a intercettare un potenziale bestseller da mass market poi non lo si sa produrre e valorizzare nel modo opportuno. Dal che, si evita di provare a intercettare e amen. – Diverso è il discorso sulla varia: lì si possono accostare ad esempio i temi caldi. Che non portano a venduti stratosferici, ma magari a un più agevole raggiungimento del punto di pareggio sì.
Quale delle opere da te curate ritieni che non abbia ancora ottenuto il giusto riconoscimento?
Mah, lo saprò dire tra dieci/venti anni. Di ogni opera di cui sono convinto, sono convinto che debba restare nel tempo, non tanto vendere un mucchio di copie subito. E per capire se una roba resta nel tempo, be’, occorre che il tempo passi.
Spesso gli aspiranti scrittori hanno atteggiamenti persecutori o arroganti, o semplicemente dimostrano di non conoscere affatto la realtà con cui devono confrontarsi. Un episodio simpatico o grottesco che ti è capitato?
Più che altro rilevo un comportamento non raro: ci sono tentativi di adulazione (ad esempio: io sono anche uno scrittore, per cui l’aspirante autore mi invita a presentare il mio ultimo libro nella sua città; cerca di organizzare corsi con me come ospite per pagarmi un gettone di presenza; si palesa in ogni mia occasione pubblica e assiste sorridente alle mie parole ecc.), poi io leggo il testo, espongo le mie perplessità con tutto il garbo e la puntualità possibili, e di colpo l’aspirante sparisce. Neppure una riga con scritto “Non hai capito un cazzo” o “Grazie ma sei un coglione” ecc. E va da sé che le presentazioni organizzate o i corsi o quel che vuoi da quel momento sono di colpo annullate.
Qualche anticipazione sulle prossime pubblicazioni della Laurana e sul progetto Reloaded?
Laurana sta varando Decibel, una nuova collana di argomento musicale e direi che questo, al di là dei singoli titoli, è la principale novità. E anche nel caso di Reloaded – i nostri ripescaggi in formato digitale di libri importanti ormai fuori catalogo – la cosa interessante non sta tanto nei titoli, ma in una nuova tendenza: ormai sono gli autori, anche importanti, che ci si propongono, invece che doverli inseguire. Segno che il lavoro condotto da Marco Drago viene in certa misura riconosciuto come un lavoro ben condotto e Laurana come una casa non disprezzabile in cui abitare per un po’.
Qui le precedenti interviste.
A Nicola Lagioia, editor minimum fax:
https://giovannituri.wordpress.com/2012/11/05/intervista-a-nicola-lagioia-editor-minimum-fax/
Ad Antonio Paolacci, editor Perdisa Pop:
https://giovannituri.wordpress.com/2012/11/14/intervista-ad-antonio-paolacci-editor-perdisa-pop/
A Mario Desiati, editor Fandango:
https://giovannituri.wordpress.com/2012/12/19/intervista-a-mario-desiati-editor-fandango/
Ad Alice Di Stefano, editor Fazi Editore:
https://giovannituri.wordpress.com/2013/01/16/intervista-ad-alice-di-stefano-editor-fazi-editore/
A Jacopo De Michelis, editor Marsilio Editori:
https://giovannituri.wordpress.com/2013/01/30/intervista-a-jacopo-de-michelis-editor-marsilio/
Bella iniziativa, sono interviste molto interessanti.
Grazie mille 🙂
La prossima dovrebbe essere a Chiara Valerio della Nottetempo.
[…] Dadati, editor della narrativa italiana Laurana Editore Per me l’esordio italiano più interessante del […]
[…] Gabriele Dadati, editor Laurana Direi che in casa Einaudi si è fatto notare, per una qualità senz’altro “non omologata”, Cartongesso di Francesco Maino. Ma confesso che nel 2014 ho prestato meno attenzione del solito a questo ambito della produzione libraria, e sono abbastanza sicuro che il mio radar si è fatto sfuggire chissà quanto. Per quanto riguarda “la pubblicazione più significativa” del 2014 credo sia stata – sul momento, anche se non credo sia un titolo di particolare durata: ma è la sua stessa natura a comportarlo – Il capitale nel XXI secolo di Thomas Piketty (Bompiani). Indico un saggio e non un romanzo perché è talmente addentro al momento storico in cui viviamo che la riflessione a cui induce ci investe davvero con grande forza. […]